Share of Ear® 2025, Audio in-car 2025: la radio resta prima in auto negli USA.
Il 47% del tempo d’ascolto attraverso Apple CarPlay/Android Auto (sistemi presenti su oltre 1/3 dei veicoli principali degli americani e usati dall’83% di chi li ha) riguarda flussi lineari radiofonici, mentre i podcast crescono (più) lentamente (della radio).
Il cruscotto, però, appare sempre più conteso dalle piattaforme OTT (Over The Top) e dall’industria OEM (Original Equipment Manufacturer).
Sintesi
La componente Audio in-car 2025 di Share of Ear® conferma la centralità della live radio al volante: tra gli automobilisti dotati di sistemi integrati, la radio lineare mantiene la quota più alta di fruizione (≈47%), con streaming di altre fonti audio (essenzialmente OTT) e SiriusXM che avanzano, mentre il podcasting in vettura resta modesto (a differenza della fruizione in casa e nel mobile out-of-car).
Per l’Italia la traiettoria è chiara: Android Auto (che va verso 250 mln di auto nel mondo), Samsung Auto DeX (in rampa di lancio) ed il test Car Radio nell’ecosistema Google, spostano il baricentro dalla stazione all’orchestratore dell’interfaccia con l’auto.
Il tutto mentre in casa tramonta il ricevitore stand-alone e la radio passa da strumento a funzione distribuita su hub digitali.
In tutto questo, il broadcasting resta cardine (copertura, resilienza, DAB+ standard sulle nuove auto in Europa), ma deve competere in prominence attraverso il presidio di icone, metadati, voice UX e stream affidabili, integrando l’IP per timeshift, clip “snackable” ed attribution.
Esperti: non è un aut-aut tra etere e OTT, ma un’interazione diagonale per massimizzare la quota di marca nel tempo di guida.
Il quadro generale
La rilevazione Share of Ear® 2025 nell’ambito dell’analisi Audio in-car 2025 conferma il primato della radio nell’ascolto in auto negli Stati Uniti. Tra gli automobilisti dotati di sistemi Apple CarPlay/Android Auto (la dotazione sale ad oltre 1/3 degli americani 13+ e l’83% di chi li ha, li usa), quasi metà del tempo audio è dedicato alla live radio (circa 47%), mentre i podcast crescono di poco in auto (segno che sulle quattro ruote si preferisce il live).
La traiettoria italiana
Anche per l’Italia la traiettoria è chiara: con Android Auto che va verso 250 mln di auto nel mondo, Samsung che prepara Auto DeX, Google che testa Car Radio ed in casa si chiude l’era dei ricevitori stand-alone, solo degli editori sprovveduti potrebbero pensare di rimanere ancorati esclusivamente al mondo broadcast.
Share of Ear 2025: numeri che contano (e dove contano)
Nel dettaglio, la componente Audio in-car 2025 della nota ricerca Share of Ear® sottolinea come il mezzo radiofonico sia “parte integrante della dieta audio” in America, in particolare sulle quattro ruote.
47% di ascolto radiofonico lineare su sistemi integrati Apple e Google
Ma c’è di più: tra gli automobilisti dotati di Apple CarPlay/Android Auto, la radio americana mantiene la quota più alta del tempo d’ascolto in-car (≈47%), mentre le altre fruizioni streaming (mirrorlink senza sistemi integrati) e la piattaforma satellitare a bassa quota SiriusXM guadagnano terreno (≈20% a testa).
Penetrazione su 1/3 delle vetture principali di Android Auto e CarPlay
La dotazione dei due sistemi integrati (Android ed Apple) tocca oltre un terzo degli americani 13+ sull’auto principale; sul fronte uso, l’83% dei 18+ con accesso li impiega effettivamente. In sintesi: la radio regge, ma il cruscotto spinge alternative digitali, quando l’interfaccia lo consente.
Un quadro più ampio
Ulteriori analisi sui dati della ricerca Audio in-car 2025 di Share of Ear mostrano come la fruizione broaacast rappresenti tuttora la maggioranza del tuning in auto e l’85% dell’audio in-car ad-supported, evidenziando l’impatto del free-to-air sul planning.
UK e confronto internazionale: integrazione smartphone e podcast “misurati”
Non si tratta di fenomeni localizzati: nel Regno Unito, la ricerca “The Infinite Dial UK 2025” conferma il 38% di sistemi Apple CarPlay/Android Auto presenti sull’auto principale (18+) ed il 22% di ascolto podcast in-car, la crescita di sistemi integrati, anche se la quota di penetrazione di fruizione dei podcast alla guida resta inferiore alle attese, dimostrando che l’audio in macchina continua a favorire flussi lineari.
Il cruscotto “conteso”: Google, Samsung e la nuova intermediazione
“Per l’Italia la discussione più attuale è chi decide cosa deve apparire prima sul cruscotto o in un elenco”, osserva Massimo Rinaldi, ingegnere di Com-Nect, società di ibridazione radiotelevisiva (gruppo Consultmedia), richiamandosi alla discussione in corso sulla prominence dei servizi di interesse generale (SIG).
L’orchestratore dell’interfaccia
“Android Auto è ormai presente su 250 mln di auto nel mondo (erano 200 mln nel 2024), mentre Samsung Auto DeX è concept/leak di una via autonoma rispetto a Google. Segno che l’infotainment è diventato terreno di conquista. Non solo: l‘icona Car Radio interna ad Android Auto suggerisce la futura gestione diretta dei media radiofonici da parte di Google. Se confermata, sarebbe un cambio di baricentro dalla stazione all’orchestratore dell’interfaccia”.
Dalla casa all’auto: la radio “funzione”, non “oggetto”
Nel domestico, come abbiamo approfondito nei giorni scorsi, il ricevitore stand-alone è ormai residuale; l’ascolto si sta spostando velocemente su smart speaker, smart TV, smartphone, pc, tablet. La radio diventa servizio e brand distribuita su hub digitali, non più un apparecchio. In auto avviene lo stesso: preset virtuali, icone e comandi vocali definiscono la scorciatoia mentale dell’utente. Chi presidia metadati e voice user experience (UX) vince.
Broadcasting: perché resta centrale (e come integrare l’IP)
Certo, copertura, resilienza, costo marginale a zero e latenza sono vantaggi (sebbene sempre meno rilevanti con l’onnipresenza delle tariffe flat e l’implementazione delle reti 4G e 5G) del broadcasting che l’IP non replica ancora a parità di scala, specialmente in movimento. Una condizione aiutata dal fatto che in Europa il quadro regolatorio (EECC) ha accelerato la standardizzazione DAB+ come dotazione di fatto nelle nuove auto, assicurando al free-to-air una posizione stabile nel cruscotto, anche se è riuscito a garantirne l’evidenza al cospetto delle altri sorgenti audio e funzionalità accessorie (navigatore, assistenza, ecc.).
Complementarità operativa
“E’ solo una questione di prospettive: il broadcast dovrebbe essere definito come default sicuro in caso di assenza/instabilità IP e per servizi pubblici (info traffico, emergenze), mentre lo streaming dovrebbe esserne una contribuzione ma allo stesso tempo un’estensione con timeshift, canali tematici, best-of e personalizzazione che ampliano lo share complessivo di marca, senza cannibalizzare il live”, continua Rinaldi.
Monetizzazione
“Anche sul piano della monetizzazione la radio via etere mantiene la quota dominante dell’ad-supported in-car, anche se l’IP abilita innovazioni commerciali (audio dinamico, addressability, attribution) e dove Apple CarPlay/Android Auto sono presenti il medium radiofonico resta primo, ma cede minuti allo streaming “extraradio”, sebbene i podcast in-car restano relativamente bassi con sessioni brevi (attenzione intermittente e ripresa del live favoriscono lineare e playlist).
Perché succede
L’architettura informativa del cruscotto propone sempre più shortcut (icone/ricerche/assistenti) che elevano i servizi nativamente digitali; la radio via etere non scompare, ma deve competere in termini di visibilità nell’interfaccia, non più solo sull’etere”.
Italia: checklist strategica per editori e concessionarie
Ma quale potrebbe essere una ideale checklist per gli editori radiofonici e le loro concessionarie? Lo spiega sempre l’ing. Rinaldi attingendo al protocollo di best-pratice di Com-Nect “Presidiare il primo tap, con icone chiare, nomi brevi, loghi accattivanti, metadati (titoli, artisti, programmi) coerenti con le linee guida di Android Auto/Apple CarPlay; HLS robusti; ripresa immediata del live“.
Live come spina dorsale ed estensioni IP “snackable”
Il secondo punto del protocollo Com-Nect è costruire appuntamenti e utility in finestre brevi per favorire i “riagganci” naturali tra un tragitto e l’altro (Share of Ear conferma il vantaggio in-car del live”, mentre il terzo è realizzare estensioni IP snackable: “Dove ci sono interfacce integrate, la fruizione radiofonica gode di spin-off coerenti (music brand-extensions, clip e best-of parlati) che riportino verso il live”.
Voice, AI, misurazione ed attribution
“Ottimizzare comandi vocali, routine (“metti Radio X; riprendi Radio X”), rich answer e prepararsi ad assistenti multimodali (es. Gemini in vettura) che mediano la scoperta, sono altri suggerimenti che diamo ai clienti che assistiamo nei processi di ibridazione insieme all’integrazione di log IP e telemetria con la currency locale (in auto, collegare momenti – drive time, sosta – a formati pubblicitari context-aware), sottolinea il cto di Com-Nect.
Broadcasting vs piattaforme OTT: non è aut aut, ma interazione diagonale
La traiettoria media è diagonale: broadcasting per reach/resilienza e IP per profilazione e interfacce. L’obiettivo è massimizzare la quota di marca nel tempo di guida mantenendo la leadership del live, occupando slot digitali quando l’interfaccia ricompatta l’attenzione sullo streaming e trasformando i podcast in clip d’innesco che alimentano la frequenza di contatto complessiva, più che sostituire il lineare.
Audio in-car 2025: summa
Il 2025 certifica un equilibrio dinamico: la radio resta prima in auto, ma la visibilità di interfaccia decide sempre più spesso cosa si ascolta subito. Per il broadcasting italiano il perimetro è chiaro: mantenere il “default” live grazie alla copertura free-to-air (FM/DAB), occupare con rigore icone e metadati nei media center, integrare con IP per estendere il tempo di contatto e documentare il valore pubblicitario con metriche credibili. Non è un cambio di mezzo, ma di governo dell’accesso: chi gestisce l’interfaccia domina il tempo d’ascolto. (E.G. per NL)