Radio digitale: essere dovunque non significa dover esserci comunque

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Mentre in alcune rilevanti aree italiane le emittenti locali sono approdate in DAB+, secondo alcuni con più danni che vantaggi, i broadcaster italiani appaiono troppo concentrati sull’etere, rischiando di commettere, con la radio digitale, lo stesso errore degli operatori televisivi, letteralmente fagocitati dagli OTT.
Ma andiamo per ordine. La contemporanea presenza del medesimo contenuto su FM e DAB+ su mux sperimentali di debolissima potenza, secondo diversi utenti di Digital Forum, manda in tilt le autoradio, con continui passaggi dalla piattaforma digitale a quella analogica con audio non sincronizzato, finendo per demotivare tutti quegli ascoltatori (la maggioranza) che non hanno la capacità (o l’interesse) di disinserire la relativa funzione (semmai facilmente individuabile su certi modelli).

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Travaso di ascolti della radio digitale

Problema che naturalmente non si presenta sui mux nazionali, perfettamente sincronizzati ed attivi con impianti performanti. Col risultato che questo tipo di iniziative sperimentali di radio digitale rischia di penalizzare ulteriormente le emittenti locali, facendo migrare ulteriori ascoltatori verso i network nazionali.

Nazionali contente di un default digitale delle locali?

Nazionali che però non gioiscono di questo apporto d’ascolto indiretto dalle locali. “La loro presenza e’ importante. Il sistema DAB si evolve se ci siamo un po’ tutti”, ha spiegato a NL Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5, il player sicuramente da sempre più impegnato sullo sviluppo del DAB. “Purtroppo la vedo male per tutti i miei colleghi titolari di radio locali. Sono passati tanti anni e ancora non hanno la copertura che dovrebbero avere”.

Connected

Ma le stesse nazionali – in vantaggio sulla radio digitale via etere – sono in ritardo su altri fronti (digitali). L’intero comparto rischia, infatti, di trovarsi del tutto impreparato davanti alla progressiva diffusione delle auto interconnesse.

Spotify all’attacco dell’automotive

Mentre Spotify, dopo aver dichiarato guerra alla Radio sul piano pubblicitario, promette l’invasione dell’automotive non equipaggiata con Android Auto e Apple CarPlay, la radiofonia italiana sembra ferma al palo, o quasi. Di Radioplayer, iniziativa proprio volta al presidio delle auto interconnesse, partita con grandissime ambizioni, non si parla praticamente più.

La radio ibrida

Quasi un anno fa, Carlo Ottino, presidente di PER (Player Editori Radio), aveva dichiarato a NL: “Radioplayer ha già sviluppato un sistema (WRAPI) integrabile a livello nativo dai costruttori di autovetture, che consente di evolvere il tradizionale ricevitore radio verso la radio ibrida per trasmettere il segnale migliore dalla rete migliore. La radio ibrida è un traguardo importante e sappiamo bene che sarà un percorso che ha bisogno di tempo”.

Tempo

Il problema è che di tempo ce n’è sempre meno. Google ha presentato al CES 2022 di Las Vegas le più recenti novità legate al successore di Android Auto: Android Automotive. Cioè il progetto – di cui abbiamo già parlato su queste pagine – nato nel 2017 dalla collaborazione di Google con aziende come Intel e Volvo.

Android Automotive

L’obiettivo di Android Automotive (open source) è quello di gestire funzioni specifiche del veicolo direttamente da infotainment, senza la necessità di un dispositivo esterno. In definitiva, un unico sistema operativo per tutte le case in grado di comunicare con l’auto esattamente come fanno le moderne centraline proprietarie. Pronto a tagliar fuori ogni accessorio ridondante, come l’autoradio.

Broadcaster

Per questo i principali operatori internazionali del settore si stanno muovendo nella direzione delle varie espressioni della radio digitale (quindi anche oltre l’etere). Non solo colossi radiofonici internazionali come iHeartMedia e BBC, ma anche società come Xperi e NAB (National Association of Broadcasters).

La storia insegna?

In Italia, invece, i broadcaster, sembrano commettere lo stesso errore che fecero gli editori televisivi, tutti presi ad controllarsi e contrastarsi tra loro, mentre Netflix, in maniera del tutto indisturbata, avanzava nei loro territori.

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