Radio e TV. Agcom pubblica la Del. 250/25/CONS recante nuove linee guida prominence: dentro automotive, fuori (per ora) smart speaker e altro

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Agcom con la pubblicazione (avvenuta oggi) della Del. 250/25/CONS ridisegna la prominence: smart TV e automotive diventano centrali, ma l’esclusione di smartphone e smart speaker rischia di penalizzare la radio favorendo il consolidamento delle piattaforme OTT di streaming musicale on demand. La partita si giocherà anche sugli aggregatori. Ma non nel senso che siamo stati abituati a conoscere del termine.

Sintesi

Con la delibera 250/25/CONS, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha aggiornato in modo strutturale il quadro della prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale, ampliando il perimetro ai sistemi di infotainment dei veicoli e alle interfacce grafiche delle smart TV.
Le nuove linee guida riorganizzano il paniere dei SIG (per certi versi inasprendo i requisiti di accesso), definiscono criteri chiari per la home page dei device, individuano il ruolo tecnico degli aggregatori (non quelli classici però, ma strumentali alla gestione delle icone sulle smart tv) e impongono ai produttori la predisposizione degli spazi senza obblighi di preinstallazione.
Tuttavia, l’esclusione di smartphone, tablet, PC e soprattutto smart speaker solleva timori per la marginalizzazione della radio a vantaggio dei servizi on demand.
Il provvedimento, più maturo e coerente rispetto alla disciplina 2024, prepara il terreno ad un ecosistema integrato tra televisori, OTT e automotive, mentre l’implementazione si preannuncia complessa e richiederà cooperazione tra tutti gli attori della filiera.

La delibera 250/25/CONS

Con la pubblicazione odierna del corpo della delibera 250/25/CONS (anticipata settimana scorsa nelle sue linee essenziali), che si compone di due allegati (A, recante le nuove Linee guida in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e B elencante i Dispositivi e interfacce utente), l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni chiude un’altra fase del percorso iniziato nel 2022 e riorienta in modo strutturale l’intero sistema della prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale.

L’occasione parzialmente persa

Il provvedimento, che sostituisce la precedente disciplina del 2024, riflette un contesto tecnologico in rapida evoluzione, nel quale home page, sistemi operativi proprietari, piattaforme OTT e interfacce delle connected car hanno assunto un ruolo centrale nella determinazione del pluralismo percepito dagli utenti. La principale novità è l’inclusione formale dell’automotive – lungamente sollecitata dagli editori – tra i dispositivi soggetti agli obblighi di rilievo; ma l’impianto complessivo è molto più ampio e ridisegna un equilibrio nuovo tra produttori di device, broadcaster, aggregatori e piattaforme. Anche se l’esclusione dal perimetro di smart speaker, smartphone, pc e tablet rischia di favorire le piattaforme di streaming on demand, ghettizzando la radio.

Target: rimanere nei confini del TUSMA

L’Autorità con la delibera 250/25/CONS ricorda che l’obiettivo primario rimane quello fissato dal TUSMA (Testo Unico Servizi di Media Audiovisivi): garantire che i servizi di interesse generale – pubblici e commerciali, nazionali e locali – siano sempre facilmente accessibili “mediante qualsiasi strumento di accesso”. In altre parole, il pluralismo non può dipendere dal design della home page di un sistema operativo, né essere sacrificato in favore delle logiche commerciali dei produttori.

Il paniere dei SIG

È in questo quadro che viene ridefinito il paniere dei SIG, che torna a poggiare sulle categorie tradizionali (generalisti pubblici, generalisti e tematici nazionali, locali informativi e radio nazionali e locali), ma con una particolare attenzione alla coerenza editoriale: la presenza di una testata registrata, la garanzia di informazione locale strutturata e, nel caso delle TV locali, una serie di requisiti cumulativi che elevano la qualità minima d’accesso alla lista. Tuttavia, poiché la migliore definizione dei requisiti di qualificazione necessita di una specifica trattazione, ne parleremo in apposito articolo nei prossimi giorni (anche perché sono in decorrenza i 30 giorni per il nuovo popolamento del relativo elenco).

L’innovazione

La parte più innovativa delle nuove linee guida riguarda però l’ambito applicativo. Con l’Allegato B alla delibera 255/25/CONS, Agcom stabilisce in modo inequivocabile che le misure di prominence si applicano alle smart TV, ai decoder terrestri e satellitari, ai dongle e ai set-top-box collegati ai televisori, oltre che ai sistemi di infotainment installati nei veicoli e alle radio domestiche e portatili dotate di interfaccia grafica. Rimangono invece esplicitamente e pericolosamente esclusi smartphone, tablet, computer, console di gioco e smart speaker.

Rischio di ghettizzazione della radio

Una precisazione non marginale, questa, sollecitata in particolare da Samsung e da altri produttori, che avevano chiesto di evitare interpretazioni estensive verso dispositivi non concepiti come ambienti primari di fruizione lineare. Ma che rischia di emarginare l’ascolto radiofonico consolidando invece quello delle piattaforme di streaming musicale on demand.

L’elenco dei device

Se l’elenco dei device è ampio, il nucleo normativo si concentra sulla home page (delle smart tv), considerata (giustamente) la porta cognitiva attraverso cui l’utente interagisce con i servizi di media. A riguardo, Agcom stabilisce che la prima schermata debba contenere una porzione dedicata ai servizi di interesse generale, integrata in una riga già esistente o in una striscia apposita, purché “immediatamente visibile”. In testa a tale striscia deve comparire l’icona DTT definita dalla delibera 259/24/CONS, la cui obbligatorietà viene ribadita dopo alcuni fraintendimenti emersi durante la consultazione.

L’ordine LCN

Subito dopo trovano spazio l’icona che rimanda alle applicazioni (gestite dagli aggregatori di cui diremo di seguito) degli editori generalisti nazionali in ordine di LCN, seguite dall’icona/applicazione Tv locali, da quella Tv nazionali per i servizi non generalisti e, infine, quella Radio. L’ordinamento basato sul LCN, che molti soggetti avevano chiesto di confermare, viene riconosciuto dall’Autorità come criterio naturale e coerente per conservare le gerarchie editoriali del digitale terrestre anche nell’ambiente IP.

Preinstallazione non obbligatoria

La collocazione delle app sottese alle icone non implica tuttavia un obbligo di preinstallazione: ciò che viene richiesto ai produttori è la predisposizione dello spazio. L’inserimento effettivo delle applicazioni avviene non appena queste risultano disponibili. Questo punto è chiarito in modo netto anche nelle valutazioni che l’Autorità ha formulato in risposta alle osservazioni raccolte in sede di consultazione pubblica.

Chi fa cosa

A riguardo, Agcom ha specificato che la realizzazione delle app dei SIG non compete ai produttori di device, ma agli editori per i canali generalisti nazionali e agli aggregatori intermediari per le tre applicazioni Tv locali, Tv nazionali e Radio. I produttori, dunque, non dovranno sviluppare applicazioni, ma garantire che, una volta fornite, esse trovino collocazione coerente con le prescrizioni.

Aggregatori

La questione cruciale degli aggregatori (NB per il funzionamento delle icone di raggruppamento, non nel senso classico del termine) è un altro pilastro della nuova disciplina. Per assumere questo ruolo, i soggetti (i provider di gestione dei collettori) dovranno possedere una storia documentata nel settore dei servizi interattivi, della certificazione dei dispositivi e della collaborazione con broadcaster ed enti europei.

Punto di integrazione

L’Autorità, rispondendo alle richieste di maggiore selettività, ritiene essenziale che chi opera come punto di integrazione tra SIG e interfacce disponga di competenza tecnica comprovata. A loro spetterà lo sviluppo delle app aggregatrici in versione multi-sistema operativo, garantendo quindi che l’esperienza dell’utente sia uniforme a prescindere dal produttore del device.

Automotive

La parte dedicata ai dispositivi installati nei veicoli nella delibera 250/25/CONS rappresenta forse la svolta più significativa. Agcom ha finalmente riconosciuto che la radio in auto rimane il primo ambiente di fruizione del mezzo e, al tempo stesso, quello oggi più minacciato dalla crescente centralità dei sistemi operativi proprietari. Da qui la decisione di prevedere un punto di accesso unico ai servizi radiofonici di interesse generale, inserito stabilmente nella dashboard del sistema di infotainment.

Nessun vincolo di design

L’Autorità tiene a precisare che questa previsione non comporta alcun vincolo di design, né incide sulle condizioni di sicurezza durante la guida: la disposizione non standardizza l’interfaccia, ma richiede che il pulsante di accesso ai contenuti radio SIG sia sempre visibile nel primo livello della schermata, con la possibilità aggiuntiva di un comando vocale o di un tasto meccanico immediatamente individuabile. Il tema delle tempistiche, tuttavia, rimane controverso: mentre alcuni operatori automotive giudicano i dodici mesi insufficienti, altri – in particolare alcuni editori radiofonici – sostengono che la rapidità sia necessaria per evitare che l’implementazione avvenga in un ecosistema già mutato.

DRM

Nel corso della consultazione si è discusso anche di DRM (Digital Radio Mondial), piattaforma broadcast, che non si è affermata adeguatamente (sono solo due le autorizzazioni sperimentali rilasciate dal Ministero). Agcom, nella delibera 250/25/CONS, prende atto della novità, ma ritiene prematuro inserire il DRM nel paniere dei SIG, richiamando la necessità di attendere gli esiti della sperimentazione e di trattare il tema eventualmente nell’ambito del Tavolo tecnico. Un atteggiamento prudente, coerente con una regolazione che, pur aperta all’innovazione, preferisce osservare l’impatto reale delle tecnologie prima di integrarle negli obblighi di prominence.

I produttori di smart tv

Sul fronte dei produttori di TV, la delibera risponde a un’altra questione rilevante: la complessità tecnica degli aggiornamenti. Il parere tecnico citato da Agcom evidenzia che gli interventi richiesti sono pressoché esclusivamente software e facilmente realizzabili tramite aggiornamenti OTA (over the air). L’Autorità utilizza questo argomento per respingere la tesi secondo cui gli obblighi di prominence sarebbero troppo onerosi o difficili da applicare sui dispositivi già immessi sul mercato.

Revisione triennale della disciplina

La delibera si chiude fissando una revisione triennale della disciplina, in modo da adeguarla agli sviluppi del mercato e alle future evoluzioni europee, in primis l’impatto del DVB-I e l’eventuale introduzione di nuove tecnologie broadcast digitali. Parallelamente, viene confermata la prosecuzione dei lavori del Tavolo tecnico sui SIG, considerato dall’Autorità lo strumento privilegiato per affrontare questioni complesse e interdipendenti senza rallentare l’implementazione.

Il complesso della delibera 250/25/CONS

Nel complesso, la 250/25/CONS ridisegna il perimetro della prominence in un’ottica sistemica, superando definitivamente la frammentazione tra televisori, ambienti OTT e dispositivi automotive, anche se appare un’occasione persa la decisione di non includere gli smart speaker e gli smartphone, deputati a sostituire la radio tradizionale (stand alone) nell’ascolto stanziale (indoor). Cionondimeno, la delibera 250/25/CONS appare una disciplina levigata dal confronto e molto più solida della versione del 2024: più chiara nei ruoli, più coerente nella definizione dei servizi, più attenta al principio di pluralismo tecnologicamente neutro.

La vera sfida

La vera sfida comincia ora, con la fase di implementazione, che richiederà cooperazione reale tra produttori, editori, aggregatori e piattaforme, nonché un approccio industriale capace di sostenere una transizione che, per molti attori, non sarà indolore. Tuttavia, proprio la centralità assegnata alla home page dei dispositivi e il riconoscimento dell’automotive come ambiente strategico suggeriscono che il paradigma della prominence stia finalmente entrando nella sua fase matura, dopo anni di transizione normativa e tecnologica. (E.G. per NL)

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