Radio. Tra un mese i primi risultati di Audiradio. Quali gli effetti delle modifiche introdotte e delle strategie adottate dagli editori?

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Intorno ai primi di maggio saranno resi disponibili, secondo il calendario pubblicato da Audiradio, i dati del Q1 2025, in forma riservata (come, del resto, per il Q2 2025).
Sul punto, l’attesa è febbrile, posto che le modifiche introdotte dal nuovo JIC unitamente alle strategie di naming nel frattempo adottate dagli editori, potrebbero portare ad effetti magari rilevanti, alterando un quadro ampiamente consolidato.
Anche se la perdurante assenza dei nativi digitali (tuttora esclusi dall’iscrizione, sebbene ormai, in molti casi, si tratti di editori di prodotti affermati) induce ad una rappresentazione comunque imperfetta del quadro radiofonico fattuale.

Sintesi

I dati del primo trimestre 2025 (Q1 2025) della nuova rilevazione Audiradio saranno resi disponibili a maggio, con grande attesa da parte del settore.
La nuova metodologia, che combina interviste telefoniche CATI con strumenti digitali SDK per la misurazione della fruizione on demand, mira infatti a fornire una rappresentazione più accurata dell’ascolto radiofonico, seppur con la persistente (e, a nostro avviso, ormai immotivata) esclusione dei nativi digitali.
Un elemento chiave dell’indagine è il day after recall, che premia la memorizzazione del nome delle emittenti.
Ne deriva, tra i tanti, un dibattito strategico tra l’uso di nomi brevi e distintivi (come RDS) e denominazioni più descrittive (come Radio Italia Solo Musica Italiana), capaci di comunicare immediatamente il contenuto (cd. nomen omen).
Inoltre, l’integrazione della componente SDK introduce una misurazione dell’ascolto effettivo, enfatizzando la necessità per le emittenti di ottimizzare il proprio posizionamento anche negli ambienti digitali on demand, anche se al momento l’offerta radiofonica differita risulta molto limitata nel panorama italiano.
Ciò posto, considerata la naturale prosecuzione del dominio della componente CATI anche nell’indagine Audiradio, risultano essenziali strategie di naming, nella cui scelta, secondo gli analisti, si deve bilanciare semplicità e significatività per garantire riconoscibilità e attrattività in un mercato sempre più competitivo.
In questo articolo cercheremo, attraverso il supporto di esperti, di delineare i possibili effetti delle tattiche di naming.

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L’attesa dei primi dati Audiradio

Tra circa un mese saranno pubblicati i primi esiti dell’indagine d’ascolto curata dal joint industry committe (ente partecipato dall’intera filiera radiofonica, cioè editori, centri media ed inserzionisti) Audiradio, che, dal 2025, ha preso il posto della previgente rilevazione TER (del media owner committe – cioè soggetto controllato dai soli editori radiofonici – Tavolo Editori Radio), al centro di dure critiche – sia sul piano organizzativo che metodologico – che ne hanno portato alla chiusura.

Audiradio: gattopardesco maquillage del TER o rappresentazione più fedele (anche se parziale) della radiofonia italiana?

Nell’attesa della prima pagella (ancorché riservata), gli editori sono divisi tra coloro che sostengono che Audiradio sia un gattopardesco maquillage che “cambia tutto affinché tutto rimanga com’è” e chi, invece, confida in dati che rappresentino molto più fedelmente di quanto abbia fatto il TER, la variegata radiofonia italiana.

Quadro colpevolmente incompleto

Quel che è certo è che la rappresentazione effettuata da Audiradio sarà comunque parziale, considerata l’assenza dalle rilevazioni dei nativi digitali, che pure ormai hanno nell’ascolto un peso si suppone misurabile (ma ciò non è possibile dimostrarlo, proprio per colpa del vincolo all’iscrizione solo dei titolari di concessione FM).

Si confida nel 2026 per la rilevazione dei nativi digitali

Con motivazioni deboli e discutibili, il CdA di Audiradio ha infatti deciso di rimandare avanti nel tempo la decisione di allargare la platea degli iscritti alla rilevazione.
Ora si auspica che dal 2026 questa imbarazzante – più che insostenibile – posizione (su cui torneremo con separato approfondimento) sarà definitivamente superata e accantonata. Anche perché, a quel punto, sarebbe scontata la sollecitazione di un intervento dell’Antitrust da parte degli esclusi.

Il tema odierno

Tuttavia, il tema dell’articolo odierno non è l’assenza dei fornitori di contenuti di nuova generazione, ma gli effetti che avranno (o potrebbero avere) le modifiche metodologiche introdotte col rinnovamento della rilevazione e, soprattutto, le strategie innovative in tema di naming nel frattempo adottate da diverse emittenti, anche per far fronte all’aumento dell’offerta lineare via etere, che ha portato sulle nuove automobili (e sui device connessi) a liste di stazioni triplicate per numero.

La (parzialmente) nuova metodologia

L’introduzione della nuova metodologia di rilevazione Audiradio 2025 (i cui primi dati – relativi al primo trimestre – saranno resi noti a maggio 2025), che combina interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) con strumenti digitali SDK (Software Development Kit), pone questioni cruciali sulla scelta del nome dei brand radiofonici, già al centro di importanti decisioni da assumere nel contesto della prominence radiofonica.

L’indagine day after recall

L’indagine day after recall, che misura il ricordo dell’ascolto piuttosto che la fruizione istantanea, privilegia infatti l’efficacia mnemonica dei nomi delle emittenti e quindi importa inevitabili domande sullo stesso concept.

Le domande

Tra queste, le più diffuse sono: quale strategia si rivela più efficace per ottimizzare i risultati? E’ meglio un nome breve e distintivo od uno arricchito da una descrizione evocativa? Che effetti potrebbero avere determinate tattiche d’identificazione?

Il contesto: la nuova metodologia Audiradio 2025

La nuova rilevazione Audiradio segna certamente un passo avanti importante nella misurazione dell’ascolto radiofonico, unendo la storica metodologia CATI, ampliata per dimensione campionaria, per raccogliere i ricordi di ascolto degli intervistati tramite chiamate telefoniche (favorendo così una visione ampia e rappresentativa), con il software SDK per monitorare l’ascolto digitale differito (on demand), sotto forma di catch up e podcast – su cui però pochissime emittenti vantano un’offerta significativa -, tramite app e dispositivi smart, fornendo dati più precisi e granulari.

Approccio ibrido…

Questo approccio ibrido mira a rappresentare sia l’ascolto tradizionale lineare via etere (FM/DAB/DTT/IP) che quello differito disintermediato (app, smart speaker, smart tv, pc, tablet, ecc.).

… ma componente CATI centrale

Tuttavia, va osservato da subito come la componente CATI rimanga comunque centrale per le radio locali e nazionali (soprattutto a fronte di una allargamento del campione), poiché il day after recall enfatizza la capacità del nome del brand di rimanere impresso nella memoria dell’ascoltatore​.

Il ruolo del nome nella rilevazione day after recall

Nel merito, sul piano degli effetti, nomi brevi, distintivi e immediati come RDS, RTL, RMC si dimostrano particolarmente efficaci in un contesto day after recall di un mercato storicamente presidiato.

Semplicità > memorizzazione

La loro semplicità favorisce la memorizzazione e consente di superare il rischio di distorsione che potrebbe verificarsi con nomi più lunghi o complessi.

Pro: maggiore facilità di richiamo

“Acronimi consolidati o numeri sono adatti a contesti digitali, dove l’identità è spesso associata a icone od abbreviazioni visive: quanto agli effetti, essi favoriscono un posizionamento elevato nelle interfacce digitali ordinate in sequenze alfanumeriche” si legge nel rapporto MP 10.24 della società di analisi strategica Media Progress (gruppo Consultmedia).

Contro: se non nomen omen, attrattivo solo per chi conosce già la stazione

“Il limite di tali denominazioni è unicamente nella loro singola identità: se la sigla non rimanda esplicitamente al contenuto (nomen omen), essa sarà attrattiva solo per chi già conosce la stazione. Il che – evidentemente – è un grosso limite sulle nuove generazioni e davanti alla proliferazione dell’offerta contenutistica”.

Nomi specificativi ed evocativi

“Viceversa nomi integrati con una descrizione, come Radio Italia Solo Musica Italiana, comunicano immediatamente il contenuto e la proposta di valore dell’emittente. Questo approccio è utile per differenziarsi in un mercato saturo (come quello milanese o romano, con oltre 200 stazioni nell’elenco delle autoradio, ndr) e per attrarre un pubblico con interessi specifici.

Occhio al valore aggiunto

Ovviamente parliamo di specificazione con valore aggiunto: “RXY la radio più bella” è una precisazione inutile e dannosa. Il pro della specificazione sta nella maggiore capacità di raccontare il brand ed il contenuto, soprattutto per le emittenti meno note.

Identità emotiva

La specificazione in una indagine day after recall aiuta a creare un’identità emotiva ed un legame più profondo con l’ascoltatore. Tra i contro, naturalmente, troviamo la maggiore difficoltà di ricordare integralmente una sigla complessa.

Dispersione in contesti di competizione elevata

Il messaggio può così risultare dispersivo, soprattutto in ambiti dove la competizione è elevata”, si legge nel rapporto Media Progress.

Day after recall e ricordo del brand: meccanismi mnemonici

In termini di effetti, è risaputo che un’indagine day after recall non misura l’ascolto effettivo, quanto la capacità dell’ascoltatore di ricordare il nome della stazione.

Fattori influenzanti

Fattori che influenzano il ricordo sono la ripetizione, la frequenza della stessa (nomi ripetuti nei jingle, negli station ID, nei programmi, hanno maggiori probabilità di essere ricordati), la chiarezza e l’unicità (nomi univoci si distinguono più facilmente nella memoria rispetto a quelli generici o complessi).

Associazione al contenuto

E’ altrettanto scontato (o dovrebbe esserlo) che un nome che riflette il contenuto dell’emittente può attivare ricordi associativi, aumentando il tasso di risposta. Un nome come RDS è facilmente memorizzabile e riconoscibile, ma non comunica direttamente il tipo di contenuto offerto.

Anche i ricchi possono piangere

Tuttavia si tratta di un brand consolidato che soffrirebbe del limite solo qualora sbarcasse in mercati dove esso non è conosciuto. Viceversa Radio Italia Solo Musica Italiana combina la specificità con un messaggio chiaro, anche se potrebbe essere penalizzata dalla lunghezza nelle interviste CATI.

Il contesto digitale: l’integrazione con l’SDK

“L’SDK aggiunge un nuovo livello di complessità, poiché misura l’ascolto differito effettivo e non il ricordo. Tuttavia, la capacità di un nome di emergere in interfacce digitali (autoradio, app, aggregatori) diventa cruciale.

Spazi ridotti

I nomi brevi hanno un vantaggio competitivo in questo scenario, poiché si adattano meglio a spazi ridotti e ai criteri alfanumerici, mentre quelli descrittivi possono sfruttare meglio i metadati per fornire informazioni aggiuntive sul contenuto”, sottolinea il rapporto MP 10.24.​

Summa

In un contesto ibrido come quello di Audiradio 2025, la scelta del nome ideale dipende naturalmente dagli obiettivi dell’emittente che deve essere consapevole dei possibili effetti determinati. “Nomi brevi e distintivi sono consigliabili per emittenti nazionali o brand consolidati con un contenuto generalista, che puntano sulla massima riconoscibilità e memorizzazione.

Descrizione del contenuto valore aggiunto

Brand “nomen omen” o specificativi si adattano meglio a emittenti locali o di nicchia, dove la descrizione del contenuto rappresenta un valore aggiunto per attirare un pubblico mirato.

Strumentalità, non accessorietà

A condizione, come detto, che la specificazione sia strumentale e non un inutile accessorio”, avvertono gli analisti di Media Progress.

La chiave

L’indagine CATI premia la semplicità, ma la coerenza tra nome, contenuto e promozione rimane la chiave per garantire un posizionamento forte sia nella memoria dell’ascoltatore sia nell’ecosistema digitale.

Semplicità, coerenza tra nome contenuto e proiezione

La sfida sarà trovare un equilibrio tra brevità e significatività, adattando il brand alle esigenze di un mercato comunque in rapida evoluzione. (E.G. per NL)

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