Banane e lampioni

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L’idea di veicolare i contenuti sui nuovi mux dall’ultimo quadrimestre 2021 solo in mpeg4/H264 – seppur in parte condivisibile, vista la prospettiva di un parco decoder/tv HEVC/H265 insufficiente alla data dell’avvio dello switch-off -, rischia di introdurre un corto circuito giuridico. Che potrebbe travolgere l’intero switch-off. Salvo prendere atto nella necessità di una proroga di almeno un anno, a causa dei ritardi accumulati dal Mise.

I presupposti di legge

Come noto, la Legge di Bilancio 2018 (L. 205/2017) ha imposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la pianificazione delle frequenze attraverso “[…] codifiche o standard più avanzati per consentire un uso più efficiente dello spettro […]”.

I presupposti regolamentari

Agcom, attraverso la pianificazione delle frequenze ex Del 39/19/CONS ha individuato la soluzione al vincolo imposto dal legislatore nel sistema di compressione del segnale HEVC (High Efficiency Video Coding) o H265). L’HEVC è uno standard di compressione video approvato il 25/01/2013 e dichiaratamente erede dell’mpeg4/H264 (di cui raddoppia il rapporto di compressione). Ovvio quindi che il codec mpeg4/H264 non rientra tra le “codifiche o standard più avanzati”. Anche perché ampiamente preesistente.

Prestazioni elevate. Ma comunque appena sufficienti allo scopo specifico

Il codec HEVC consente di incrementare notevolmente le prestazioni di trasporto dei nuovi multiplex rispetto a quelli attuali, sia in termini di capacità trasmissiva complessiva disponibile per il trasporto sia in termini di banda (bit rate) necessaria alla trasmissione di un singolo programma televisivo.

HEVC vs mpeg4/H264

In particolare, i codec HEVC possono risultare in una bit rate di circa 1 Mbit/s per programmi televisivi in formato standard (SD). E comunque un operatore può sempre impiegare tecniche di massimizzazione dell’efficienza di utilizzo della capacità trasmissiva, quale la multiplazione statistica.

Il nuovo PNAF

Conseguentemente, Agcom ha adottato per il Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze (PNAF) una configurazione per le reti locali di 1° livello che consentirà di trasportare con lo standard HEVC circa 40 programmi locali in SD. A questi si aggiungono poi, i circa 23 ulteriori programmi SD da ciascuna rete di 2° livello senza vincolo di copertura di popolazione nel bacino di riferimento.

Via la riserva di 1/3 a favore delle locali

Sulla scorta di tale sopravvenuta disponibilità tecnologica, come noto, è stata soppressa, attraverso l’art. 1 c. 1101 della L. 145/2018 (Legge di Bilancio 2019), la riserva di 1/3 della capacità trasmissiva riservata alle tv locali prevista dall’articolo 8, comma 2, D. Lgs. 177/2005. Quest’ultima norma disponeva che “La disciplina del sistema di radiodiffusione televisiva tutela l’emittenza in ambito locale e riserva, comunque, un terzo della capacità trasmissiva, determinata con l’adozione del piano di assegnazione delle frequenze per la diffusione televisiva su frequenze terrestri, ai soggetti titolari di autorizzazione alla fornitura di contenuti destinati alla diffusione in tale ambito”.

Nuova formulazione blanda

La nuova formulazione, più blanda, dell’art. 8 c. 2 D. Lgs. 177/2005 prevede, infatti, che sia riservata “alla diffusione di contenuti in ambito locale una quota della capacità trasmissiva determinata con l’adozione del piano di assegnazione delle frequenze per la diffusione televisiva su frequenze terrestri”.

Lucciole per lanterne. O lampioni

Se però il formato HEVC non trovasse introduzione in quanto, come detto, il parco decoder/televisori non sarà adeguato al momento dello switch-off, la veicolazione attraverso il codec  mpeg4/H264 sine die non consentirà di ospitare nemmeno la metà dei 40 programmi (attraverso HEVC) che ha giustificato la soppressione della riserva di 1/3 di cui sopra.

Doppia corsia

Né, del resto, è pensabile una doppia corsia, perché la riduzione (dell’attuale capacità) decorrerà dall’ultimo quadrimestre 2021 ed un recupero (attraverso l’introduzione obbligatoria del formato HEVC) dal giugno 2022 determinerebbe quantomeno 10 mesi di capacità trasmissiva insufficiente utilizzando il solo formato mpeg4/H264.

… buccia di banana

Il castello giuridico in una condizione siffatta è quindi destinato a crollare per difetto dei presupposti legali.

Soccombenza dietro l’angolo

E’ quindi evidente che la pretesa di comprimere lo spazio delle tv locali per concludere a tutti i costi il processo di switch-off sulla scorta di errati presupposti di fatto e di diritto non ha fondamento.

Proroga inevitabile dello switch-off?

A meno che non si prenda atto che i ritardi accumulati dal Mise impongono uno slittamento in avanti dello switch-off, almeno alla metà del 2022.
D’altra parte è presumibile che anche le telco, stante l’attuale condizione economica da Covid-19, non bramino di saldare il prezzo per l’acquisto delle frequenze della banda 700 MHz.

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