Via IP tutti accedono a tutto e quindi la sovrapposizione di contenuti audio, video, testuali – in epoca analogica occasionale e tollerabile -, diventa oggi una certezza con riflessi importanti sullo nascita e lo sviluppo di un prodotto.
Sintesi
Nell’ecosistema digitale attuale, dove via IP “tutti accedono a tutto”, la sovrapposizione di contenuti audio, video e testuali è diventata inevitabile.
Se in epoca analogica le omonimie tra emittenti o marchi potevano essere tollerate perché confinate a territori separati, oggi la fruizione globale abbatte ogni barriera geografica: una radio o un podcast sono accessibili ovunque, rendendo essenziale una identità univoca e riconoscibile.
Marchi o brand simili generano confusione, perdita di valore e indebolimento del posizionamento.
Chi non tutela la propria identità rischia di subire imitazioni, contenziosi e difficoltà commerciali, anche con le piattaforme globali che richiedono chiarezza e coerenza del brand.
La soluzione passa oltre alla scontata registrazione del marchio, dal deposito del formato e del layout, dal monitoraggio legale costante e da un’ottimizzazione digitale capace di far riconoscere il contenuto dagli algoritmi e dall’intelligenza artificiale.
In un mercato senza confini, difendere la propria identità editoriale non è più un’opzione ma un diritto strategico: oggi non basta essere presenti, occorre essere unici.
Il mondo senza confini
Parlando specificamente di radio, in epoca analogica e di dimensione diffusiva territoriale via broadcast (FM), un soggetto che operava in un ambito locale o provinciale poteva inconsapevolmente adottare un nome o un marchio già presente in altre aree territoriali senza necessariamente entrare in conflitto con editori omonimi, perché la copertura fisica del segnale impediva che due Radio Y si incrociassero realmente sul piano editoriale e commerciale (al cospetto quindi degli stessi ascoltatori ed inserzionisti).
Accesso ubiquo e omonimie ricorrenti
Oggi, però, con la fruizione in streaming sempre più rilevante attraverso una pluralità di device (smartphone, smart speaker, smart tv, tablet, pc, sistemi di infotainment integrati sulle auto) e piattaforme (proprietarie o terze) qualsiasi stazione (così come ogni podcast o video) è accessibile ovunque, eliminando la barriera geografica.
Sovrapposizione dei contenuti
Il risultato: la sovrapposizione dei contenuti – marchi, brand, format, layout, domini – non è più casuale ma inevitabile. Nel contesto IP, una Radio Y che trasmette da Milano può infatti essere ascoltata a Palermo, Londra o New York. Senza una chiara identità univoca, si genera quindi confusione, perdita di posizionamento e diluizione del valore.
Il valore dell’identificazione univoca
Questo scenario impone che ogni contenuto (radio, tv, video, podcast, editoria online in generale) abbia una identificazione univoca, che si riflette su un marchio, un formato, un layout editoriale che distinguano chiaramente la proposta e la rendano opponibile a chiunque.
Oltre la registrazione
Come ampiamente trattato su queste pagine, infatti, non basta più registrare solo il marchio: occorre tutelare il brand (concetto più vasto del marchio, come noto), format (la struttura editoriale), il layout (la combinazione grafica/editoriale), il dominio digitale, affinché la competizione “globale” non annulli il valore costruito nel tempo.
I rischi
Una stazione radio che non abbia depositato il suo format o protetto il marchio rischia che terzi utilizzino nomi simili, produzioni analoghe, o semplicemente che l’algoritmo la confonda con decine di “cugini digitali”. Il risultato è la perdita di distintività, cioè un bene strategico in un mondo saturato.
Omonimie…
Le omonimie – la coincidenza o somiglianza del nome (denominazione, marchio, titolo, insegna o ragione sociale) di due o più soggetti giuridici o segni distintivi, che può generare confusione o rischio di indebita associazione tra di essi – potevano essere tollerate quando più soggetti monodenominati operavano in territori separati e distinti, con scarsa sovrapposizione geografica del segnale o del mercato.
… intollerabili
“Oggi, non solo la sovrapposizione geografica è virtualmente totale, ma l’accesso ai contenuti è reso uniforme e simultaneo: lo stesso contenuto è disponibile per tutti”, osserva Alessio Negretti, giurista esperto di proprietà intellettuale per Consultmedia. “In questo contesto, se due soggetti hanno marchi o brand troppo simili, l’utente può facilmente confondersi, il valore può essere diluito, il posizionamento compromettersi. È dunque fondamentale che il contenuto abbia un’identità forte e univoca fin dall’origine, e che questa sia protetta giuridicamente e strategicamente”.
Cosa può accadere a chi non agisce
Chi non agisce per identificare, tutelare e monitorare la propria identità editoriale corre rischi concreti. Ma quali sono? “Penso alla perdita di fidelizzazione a causa della confusione degli utenti, ma anche all’erosione del valore commerciale (inserzionisti, piattaforme, licenze) perché il brand non è riconoscibile. Condizioni aggravate da contenziosi legali con terzi che utilizzano denominazioni simili, formati analoghi o domini distinti solo dai suffissi convenzionali che specificano delle informazioni sul dominio in relazione ad un indirizzo web (.it, .com, .net, ecc.), che sottraggono traffico e visibilità.
Limiti commerciali
Problematiche integrate dalle difficoltà di partnership con piattaforme OTT globali che richiedono chiarezza su marchio, formato ed asset digitali per operatori e regolazione. Infine, in un contesto di rilevazione degli ascolti ibrida, la distintività di ID e di formati sono presìdi concreti contro l’esplosione dell’offerta”, avverte Negretti.
Le azioni strategiche necessarie
Per conseguire una identificazione univoca e garantirsi una posizione rilevante nel panorama digitale, i produttori di contenuti — radiofonici, televisivi, dell’editoria online e del podcasting — quali azioni devono considerare? “Anzitutto la registrazione del marchio ed il deposito del formato/layout (non solo il nome, ma descrizione del format editoriale, struttura, grafica, dominio digitale), oltre alla costruzione di un brand coerente, suggestivo, riconoscibile.
Presidi
Presidi essenziali sono poi il monitoraggio e vigilanza legale continua (occorre sorvegliare il mercato digitale per evitare imitazioni, omonimie o appropriazioni); l’ ottimizzazione digitale dell’identità (non solo in termini di SEO, ma affinché il brand venga citato dagli algoritmi e dall’intelligenza artificiale come fonte riconosciuta). Infine, va ripensata la strategia territoriale (se prima l’area geografica delimitava il contenuto, oggi bisogna pensare la distribuzione come globale, ma con un’identità locale forte: nome, formato, tono devono essere distintivi anche per l’audience digitale)”, conclude il giurista.
Identificazione univoca come diritto e strategia
In un mondo dove tutto è disponibile dappertutto, la vera sfida per i contenuti non è più la copertura territoriale o la piattaforma broadcast, ma la distintività e riconoscibilità del brand e del modello editoriale.
Rischi reali
Le omonimie che un tempo potevano essere tollerate — perché due emittenti con lo stesso nome operavano in territori separati e non entravano in conflitto — oggi rappresentano un rischio reale sempre più frequente.
Contro la diluizione
Senza un’identificazione chiara, tutelata e univoca, il contenuto corre il pericolo di diluirsi, di essere confuso, di perdere valore. Identificare un marchio, depositare un format, tutelare un layout non sono più attività opzionali: sono presìdi strategici per chi vuole sopravvivere e accrescere nell’offerta digitale globale.
Essere unici, non solo presenti
Difendere la propria identità editoriale significa difendere il diritto di essere riconosciuti, valorizzati e scelti in un ecosistema dove i contenuti digitali possono sovrapporsi. In ultima analisi: non basta più essere presenti, occorre essere unici. (M.R. per NL)













































