Radio. Gruppo di lavoro Mise/Agcom per problematica interferenze FM internazionali. Si parte con la ricognizione del Friuli Venezia Giulia

gruppo di lavoro

L’abbiamo scritto più volte: senza un Piano FM difficilmente si potrà risolvere alla radice il problema delle interferenze internazionali in FM che sta bloccando lo sviluppo del DAB, impedendo l’attribuzione di frequenze coordinate (quantomeno) sull’area adriatica.
Ciò nondimeno, Mise ed Agcom ci stanno provando, con la costituzione di un gruppo di lavoro che partirà dalla ricognizione della consistenza delle attuali reti FM per individuare eventuali ridondanze impiantistiche che potrebbero costituire una riserva di risorse da attribuire ai soggetti che dovranno dismettere le frequenze incompatibili.
Obiettivo più facile a dirsi che a farsi, in quanto, senza una pianificazione preventiva basata su frequenze coordinate e conseguente assegnazione, il rischio della disparità di trattamento (che costituisce un vizio di legittimità dell’atto amministrativo) è dietro l’angolo.
Ad ogni modo, in occasione della riunione del 07/06/2022 del Radio Spectrum Policy Group in seno alla Commissione europea, i rappresentanti italiani hanno dichiarato che il progetto partirà dal Friuli Venezia Giulia. Al vaglio anche ipotesi di misure di compensazione (indennizzi per gli spegnimenti?).

Il quadro della situazione

Come previsto, nel corso dell’ultimo consesso (07/06/2022) del Radio Spectrum Policy Group, Croazia, Francia, Malta e Slovenia hanno dichiarato di non aver registrato miglioramenti in ordine alle croniche situazioni interferenziali in FM da stazioni italiane.

Gruppo di lavoro Mise/Agcom

In tale occasione, i rappresentanti italiani hanno informato di aver costituito un gruppo di lavoro coordinato tra Ministero dello sviluppo economico ed Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per “individuare soluzioni applicative dell’articolo 50 del D.Lgs. 208/2021, che include disposizioni volte ad eliminare le situazioni di interferenza FM”. In tal senso, l’Italia, in cooperazione coi paesi confinanti, intende realizzare uno studio di fattibilità per trovare soluzioni per l’ottimizzazione della banda FM, identificando eventuali impianti ridondanti.

Compensazioni (indennizzi per gli spegnimenti come per la tv?) e migrazione al DAB

I rappresentanti italiani al RSPG hanno riconosciuto che la banda FM nel nostro paese è congestionata (16.000 impianti, contro i 5000 iscritti a GE84) e che dovranno essere valutate “opzioni per ridurre il numero di stazioni esistenti (ad esempio attraverso misure di compensazione, migrazione al DAB, ecc.)”. Dichiarazioni di intenti verso le quali la Slovenia e la Croazia hanno però espresso riserve, pur dichiarando la propria disponibilità alla cooperazione (ma solo dopo aver trovato un accordo di principio).

Commissione Europea preoccupata per lo stallo italiano

Anche la Commissione Europea ha espresso “preoccupazione in relazione alla situazione italiana, con particolare riferimento al requisito di conformità al diritto internazionale ed europeo“, sottolineando che la FM “è uno strumento per la diffusione della cultura” e che “ciascuno stato membro dovrebbe avere la possibilità di sviluppare pienamente i propri servizi senza interferenze”.

Italia rassicura: Gruppo di lavoro finalizzato a contemperare esigenze

Per parte propria, l’Italia ha cercato di rassicurare la Commissione, spiegando che il mandato del gruppo di lavoro Mise/Agcom è incentrato sulla “eliminazione/attenuazione delle interferenze transfrontaliere, sull’uso efficiente dello spettro radio e sulla necessità di tutelare gli investimenti e la promozione dell’innovazione”.

Il messaggio tra le righe

Il gruppo di lavoro dovrebbe “rivedere i regolamenti pertinenti per determinare in che misura sono allineati con i quadri giuridici internazionali ed effettuare una ricognizione seguita da un’azione di razionalizzazione”, il tutto nell’ottica di “stimolare l’innovazione”, individuando opzioni a “breve, medio e lungo termine, anche di natura transitoria”. Tradotto: verificare il contesto giuridico per poter applicare misure restrittive, favorire la migrazione al digitale e dividere i problemi in ordine di gravità.

Mediazione. O almeno ci si tenta

Per fare ciò, il nostro paese “intende avviare un dialogo con gli stati limitrofi richiedendo
cooperazione con l’obiettivo di trovare soluzioni soddisfacenti per tutte le parti”. A tal fine, “l’Italia vorrebbe raccogliere i dati tecnici dei diffusori dei paesi vicini, identificando i relativi vincoli per sviluppare successivamente un algoritmo di ottimizzazione, al fine di determinare se è possibile una migliore distribuzione o riorganizzazione delle frequenze”.

Studio di fattibilità

Su questa base, l’Italia sta valutando di intraprendere uno studio per un’area specifica con l’obiettivo
di cercare di identificare nuove frequenze che potrebbero in futuro essere coordinate per l’uso nazionale, evitando così rischi di interferenza”, si legge nel resoconto del consesso del 07/06/2022 al RSPG.

Si parte dal Friuli Venezia Giulia

L’Italia ha informato che lo studio dovrebbe inizialmente includere “il Friuli Venezia Giulia, la parte occidentale della Slovenia e l’area dell’Istria (in Croazia)”. Dal punto di vista operativo, lo studio considererà “le stazioni FM attualmente in funzione, attraverso la valutazione della consistenza e della configurazione delle reti, per individuare la presenza di ridondanze, che potrebbero essere ridotte per utilizzare le frequenze in modo più efficiente”.

Misure compensative

L’Italia valuterà anche la possibilità di ridurre il numero delle stazioni attuali (es. attraverso misure compensative, migrazione verso il DAB, ecc.), anche se ha precisato di non poter “spegnere tutte le stazioni non registrate a GE84“.

Indennizzi

Ipotizzando che le misure compensative siano, nella sostanza, indennizzi per gli spegnimenti volontari, è possibile immaginare uno scenario in base al quale un soggetto che esercisse un diffusore incompatibile sul piano radioelettrico internazionale, ma che non volesse dismetterlo direttamente dietro corrispettivo (sul modello tv), possa ottenere la sostituzione della frequenza d’esercizio con quella di altra emittente che, viceversa, pur non operando su una risorsa interferente con uno stato estero, possa essere interessata all’uscita di scena.

Lettura

Si tratta di una nostra lettura, beninteso. Ma pensiamo di non andare molto lontano dall’intento dell’esecutivo. (E.G. per NL)

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