Radio, Tv, Editoria. Di Maio: piano decrescita triennale dei contributi fino a tre quarti in meno per disintossicare settore ed incrementare raccolta pubblicitaria. Per refarming DTT idea per aiutare nazionali senza penalizzare locali

decrescita

Decrescita progressiva dei contributi in tre anni del 25, 50, 75% per “disintossicare il settore dagli aiuti pubblici”.
Questa la ricetta del Movimento 5 Stelle per aiutare il settore editoriale italiano a camminare da solo. Anticipata presentazione emendamento per il refarming della banda 700 MHz finalizzato ad “aiutare le nazionali” a sopperire alla riduzione dei canali da destinare al 5G, “senza penalizzare le locali”.
Abbiamo previsto un piano di decrescita del finanziamento pubblico al sistema editoriale nel triennio, dal 25, al 50 al 75 per cento per disintossicare le testate dai soldi pubblici e dalla politica per dare tempo di incrementare la raccolta pubblicitaria.

A questo provvederà uno specifico emendamento alla manovra in Senato“, ha spiegato il vicepremier Luigi Di Maio in audizione nei giorni scorsi alla commissione di Vigilanza Rai.
Non solo, Di Maio ha anticipato nel suo discorso la presentazione della modifica nel quadro del pacchetto delle proposte dell’esecutivo di un emendamento relativo al riordino delle frequenze destinate al servizio di radiodiffusione televisiva in tecnica digitale, per compensare la perdita delle frequenze delle reti nazionali nel quadro del passaggio a 5G, ma senza penalizzare, ha precisato, “l’emissione delle emittenti territoriali“.

Secondo indiscrezioni, quello a cui farebbe riferimento Di Maio è la conferma della soppressione della riserva di 1/3 delle frequenze alle tv locali (sollecitata dai player nazionali e dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), che, a favore di queste ultime, potrebbe essere però essere bilanciata dalla conferma dell’obbligo di must carry di fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) territoriali da parte del mux regionale RAI (soluzione contrastata da RAI, che vorrebbe utilizzare i mux regionali esclusivamente per contenuti propri), ma non più su frequenze VHF, concretamente inutilizzabili per assenza di antenne riceventi, bensì su canali UHF.

Esisterebbe, in realtà, anche una ipotesi subordinata, più inquietante per le tv locali, che si concreterebbe nella destinazione ad esse di un ulteriore mux regionale in VHF; soluzione che, come detto, solo formalmente sarebbe d’aiuto degli editori territoriali, considerato che le emissioni non sarebbero nella realtà fruibili dagli utenti per sopravvenuta dismissione dei sistemi riceventi dal 2010 ad oggi, oltre che comportare, tale idea, la definitiva archiviazione di ipotesi di sviluppo della radio digitale DAB+, che su tali frequenze conta per lo sviluppo del formato numerico via etere.
Allo studio dell’esecutivo, infine, vi sarebbero anche ipotesi per la promozione delle piattaforma distributive di contenuti alternative all’etere. (M.L. per NL)

foto antenna di Floriano Fornasiero

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