La voce è ormai più di un’indiscrezione: il gruppo GEDI, controllato da Exor, avrebbe avviato un processo di vendita che non riguarda soltanto le due testate di punta, La Repubblica e La Stampa (fiore all’occhiello dell’avvocato Agnelli), ma anche il comparto radiofonico, raggruppato in Elemedia, cappello sotto il quale operano le stazioni nazionali Radio DeeJay, Radio Capital, m2o.
Cioè uno dei pilastri storici del gruppo che, in sede di spezzatino societario, potrebbe finire ai greci di ANT1 Group.
Sintesi
Il gruppo GEDI, controllato da Exor, avrebbe avviato un processo di vendita che include non solo le testate principali La Repubblica e La Stampa, ma anche il comparto radiofonico riunito sotto Elemedia, che gestisce Radio Deejay, Radio Capital ed m2o.
La decisione rappresenterebbe una tappa decisiva nel progressivo disimpegno della famiglia Agnelli-Elkann dal settore dell’informazione, dopo la cessione delle testate locali nel 2023.
D’altra parte, non è un mistero che Exor punti ormai a concentrarsi su comparti a più alta redditività ed innovazione (come quello dell’automotive, con Stellantis); strategia per la quale la complessa struttura crossmediale del settore editoriale appare ormai un ostacolo alla indispensabile flessibilità industriale.
Nel macro-asset editoriale del gruppo GEDI, le radio, costituiscono un insieme di forte valore: in un momento in cui la carta stampata soffre per la crisi pubblicitaria e gli elevati costi di produzione (aggravati dalla progressiva riduzione dei contributi pubblici), il comparto radiofonico mostra una resilienza superiore, grazie alla sua naturale evoluzione verso i formati digitali e multipiattaforma (DAB, DTT e IP eterogeneo in testa).
Proprio questa capacità di adattamento renderebbe l’asset radio del gruppo GEDI particolarmente appetibile per investitori interessati a costruire un’offerta audio scalabile e integrata con i nuovi canali digitali.
D’altra parte, le tre emittenti nazionali del gruppo coprono fasce di pubblico complementari e formano un portafoglio che gli analisti definiscono ideale per la creazione di un polo audio convergente capace di unire live e on demand.
Una soluzione a cui, in particolare, sarebbe interessato il gruppo greco Antenna Group (ANT1 Group).
Tuttavia, in senso più ampio, la cessione delle radio del gruppo GEDI potrebbe avere effetti sistemici sul mercato radiofonico italiano, accelerando un processo di concentrazione già in corso e magari favorendo l’ingresso di nuovi attori.
Gli Agnelli-Elkann si disimpegnano dallo storico baluardo editoriale
Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann (una capitalizzazione di quasi 17 miliardi di euro nel 2021, un net asset value intorno ai 38 miliardi di euro ed un fatturato di oltre 44 miliardi), avrebbe aperto le porte a potenziali interlocutori industriali interessati a valutare l’intero perimetro media del gruppo GEDI, compreso quindi quello radiofonico. L’operazione, ancora in fase preliminare, segna una svolta per il polo multimediale nato con l’ambizione di integrare stampa, digitale e broadcasting.
Architettura crossmediale d’ostacolo alla rinnovata esigenza di flessibilità industriale
Oggi, quella stessa architettura crossmediale che aveva rappresentato la forza del gruppo sembra essere diventata un ostacolo alla flessibilità industriale richiesta dal nuovo corso di Exor, sempre più concentrata su settori ad alta redditività e tecnologia.
Un progressivo allontanamento dal mondo dell’informazione
Le fonti concordano nel leggere l’attuale fase come l’atto finale di un disimpegno graduale iniziato già nel 2023, quando Exor aveva ceduto numerose testate locali. Ora la strategia sembrerebbe estendersi ai marchi principali (come La Repubblica e soprattutto La Stampa, il quotidiano a cui era particolarmente legato l’avvocato Agnelli), in un ridisegno complessivo della presenza nel settore dei media.
Radio leva appetibile
L’addio al mondo dell’informazione appare quindi sempre più probabile e le radio potrebbero rappresentare una delle leve più appetibili per gli investitori.
L‘appeal delle radio del gruppo GEDI
Del resto, mentre la carta soffre di una crisi strutturale legata ai costi, al calo della pubblicità e dei contributi pubblici, il comparto radiofonico – per quanto in profonda trasformazione – ha mostrato una resilienza superiore, grazie alla capacità di evolversi verso il digitale.
Brand identity
Le emittenti del gruppo GEDI, in particolare, hanno consolidato una forte identità di brand, elemento che ne fa un asset di primo piano soprattutto nel nuovo ecosistema sempre più disintermediato dalle reti broadcast (anche se il comparto di Elemedia appare tra i più ancorati ad una dimensione analogica rispetto ai competitor).
Le ragioni strategiche della cessione
Dietro la decisione del gruppo GEDI di aprire alla vendita del comparto editoriale si celano più ragioni: da un lato, la volontà di razionalizzare il portafoglio concentrandosi su settori considerati più coerenti con la visione industriale di Exor; dall’altro, l’esigenza di valorizzare asset a più alto potenziale di crescita digitale (come appunto le emittenti radiofoniche).
Vantaggio competitivo
Infatti, mentre quotidiani e periodici richiedono investimenti crescenti per reggere la transizione digitale, le radio godono di un vantaggio competitivo: la loro capacità di adattarsi a formati multipiattaforma – FM, DAB+, DTT, sat, IP nelle sue numerose declinazioni e modalità di fruizione lineare e differita (catch up, podcast)– le rende appetibili per operatori interessati a costruire un’offerta audio moderna e scalabile.
Vendita separata del comparto radio
La vendita separata dell’unità radio, secondo alcune fonti vicine al dossier, consentirebbe di attrarre interlocutori specializzati, più inclini a investire nel comparto broadcasting e meno interessati al peso dell’editoria cartacea.
Un asset che parla anche al mercato digitale
Se le indiscrezioni fossero confermate, l’operazione rappresenterebbe un punto di svolta, non solo per il gruppo GEDI, ma per l’intero mercato radiofonico nazionale. L’asset radio del gruppo – incardinato nella società Elemedia – unisce tre marchi con caratteristiche complementari: Radio Deejay, leader nel target giovane-adulto; Radio Capital, con un posizionamento più adulto, informativo e culturale; m2o, brand musicale più orientato sui giovani.
Copertura trasversale dello spettro d’ascolto
Insieme, queste emittenti formano un ecosistema capace di coprire una fetta rilevante dello spettro d’ascolto nazionale. Non a caso, gli analisti vedono in questo portafoglio una base ideale per un polo audio convergente, pronto a integrare ascolto lineare e differito.
Outsider? Solo un po’…
Tuttavia, date le dimensioni del coacervo radiofonico del gruppo GEDI, appare improbabile l’interesse di soggetti già presenti nel broadcasting italiano, tanto che in pole position ci sarebbe la famiglia Kyriakou, armatori greci ed editori del gruppo multimediale ANT1 Group.
ANT1 Group
Fondato nel 1989 dal magnate greco Minos Kyriakou (scomparso nel 2017), con sede ad Atene, il gruppo editoriale si è sviluppato fino a diventare uno degli attori principali del panorama media ellenico. Il fulcro dell’attività del gruppo – oggi guidato figlio del fondatore, Theodore Kyriakou – è costituito da ANT1, storica rete televisiva privata che per anni ha detenuto un ruolo di primo piano in Grecia, con programmi generalisti ed un seguito consolidato.
Oltre la tv
Ma Ant1 Group non è solo televisione: nel corso del tempo ha ampliato il suo raggio d’azione fino a coprire diversi settori dell’industria mediale. Oltre al broadcasting televisivo (il gruppo è presente, oltre che in Grecia, anche a Cipro, Romania, Ungheria, Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca), l’azienda opera anche nel campo della radiofonia, con emittenti di proprietà in Grecia (Easy 97.2 FM eRythmos 94.9 FM), Cipro (ANT1 FM 102.7 & 103.7), Romania (Kiss FM, Magic FM, Rock FM) ed ha sviluppato interessi in editoria, musica (case discografiche), servizi digitali, telecomunicazioni, istruzione mediatica e venture digitali (investimenti in startup legate al mondo digitale).
Espansione
Negli ultimi anni il gruppo ellenico ha cercato di espandersi oltre i confini nazionali: ha lanciato feed internazionali di ANT1 per l’audience greca all’estero ed acquisito portafogli di canali televisivi in Europa centrale e orientale, includendo anche servizi on-demand. Il player ha inoltre intrapreso operazioni di rafforzamento del capitale, come l’ingresso del gruppo MBC Group Middle East con un investimento di 225 milioni di euro in Antenna Greece.
Effetti sistemici sul panorama radiofonico
Secondo alcuni analisti interpellati da Newslinet, l’uscita del gruppo GEDI dal comparto radiofonico potrebbe non rimanere un episodio isolato, ma un potenziale catalizzatore di movimenti più ampi nel settore. “Da anni, il mercato radio italiano vive una fase di concentrazione e ridefinizione degli equilibri, spinta dalla transizione digitale e dall’arrivo dei nuovi competitor OTT”, osserva Giovanni Madaro, ceo di Media Progress, società di analisi strategica in ambito mediatico (gruppo Consultmedia).
Contagio
“La cessione delle radio del gruppo GEDI potrebbe aprire la strada ad un riassetto più vasto delle quote nazionali, con alcuni player indipendenti pronti a rafforzarsi attraverso acquisizioni e altri costretti a riposizionarsi. In parallelo, la prospettiva di nuovi investitori – come i greci di ANT1 Group – potrebbe favorire l’atteso cambio di paradigma del comparto radiofonico italiano, ancora troppo legato a logiche lineari e schemi commerciali, desueto”, conclude Madaro. (E.G. per NL)