OTT. FAST, Panella (Fast Channels), grande potenziale da affrontare con cautela. Perplessità su prominence. RAI Play è AVOD ma se…

Mauro Panella (FCN - Fast Channels Network)

Mauro Panella (FCN – Fast Channels Network): Si parla molto di canali FAST, ma affrontare questo modello distributivo senza le opportune cautele può essere disastroso.
Mercato UK avvantaggiato dalla lingua inglese, ma già abbiamo 100 canali in lingua italiana.
I produttori di hardware decidono autonomamente e hanno un ruolo determinante. Noi in buona posizione tramite il channel down: f
orse stiamo parlando di un processo di content discovery facilmente indirizzabile, specialmente con l’evoluzione dei telecomandi verso modelli senza numerazione.
Ma pensare di mantenere le rendite di posizione grazie a colpi di regolamenti (prominence), è posizione residuale.
RaiPlay è un AVOD (Advertising Video On Demand) che contiene anche i canali lineari broadcast, ma a nostro avviso una sua entrata nel mercato dei FAST channels sbaraglierebbe qualsiasi concorrenza…

FAST Channels

Newslinet si è ripetutamente occupata del fenomeno FAST Channels (free ad-supported streaming television) che nel Regno Unito – spesso avanti all’Italia, si pensi solo al DAB o a Sky – vede un momento di particolare vivacità.

Il valore del mercato FAST in Italia

Come riportato nel nostro recente articolo, secondo Omdia l’attuale (2023) valore del mercato italiano è infatti solo di 50 milioni di dollari, (ma) con prospettive di raddoppio entro il 2027.

Il ruolo di Fast Channels Network

Abbiamo pertanto ritenuto interessante parlarne con una start-up italiana che vede alla sua guida manager di grande esperienza, avendo partecipato al lancio di primarie piattaforme satellitari quali Fox. Ecco dunque l’intervista esclusiva con  Mauro Panella – cofounder & COO – di Fast Channels Network (FCN).

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Mauro Panella (FCN – Fast Channels Network)

L’intervista

(Newslinet) – Innanzitutto una breve presentazione sua e di FCN.
(Mauro Panella) – Sono nell’ industria televisiva da 25 anni. Ho iniziato nel 1996 nel network satellitare arabo Orbit (che aveva sede a Roma ed è successivamente confluito in Orbit Showtime Network N.d.R). Successivamente ho lavorato per il comitato Organizzatore delle Olimpiadi di Torino e poi in Globecast.

Fox

Nel 2006 sono entrato in Fox dove sono stato per 13 anni fino alla acquisizione da parte della Disney. In uno primo tempo mi sono occupato dello start up delle operazioni in CEE, Nord Europa e Nord Africa e poi delle Operations per Italia, Francia e Spagna. Dal 2012 sono stato VP Broadcast & Programming Operations per Italia, Germania e UK.

Fast Channels Network – FCN

Fast Channels Network è il primo player Italiano verticale e dedicato al mondo dei FAST con una proposizione chiara che si snoda in 3 direzioni coerenti fra loro.
Abbiamo un progetto editoriale per un brand FAST multicanale a distribuzione Internazionale che sia disponibile su piattaforme di aggregazione con un modello rev share e per il quale abbiamo definito il catalogo e l’offerta editoriale e che presenteremo al MIPcom ad Ottobre.

Servizi Consulenza

Grazie all’esperienza dei soci ed al nostro network, forniamo servizi di consulenza creazione e validazione del modello di business, scouting di contenuti, strategia creativa e promozionale, ottimizzazione dell’advertising fino alla selezione delle tecnologie e la gestione delle Operations.

Cautele indispensabili

Abbiamo verificato con mano che nonostante si parli molto di questo modello distributivo, affrontarlo senza le opportune cautele, dettate dall’esperienza, può essere disastroso dal punto di vista economico.

Cento canali in italiano

Attraverso il nostro network di partner di Fast Channels Network, infine, abbiamo a disposizione circa 100 canali internazionali disponibili anche in lingua italiana che proponiamo per la distribuzione a piattaforme di aggregazione italiane ed Europeo generalmente con un modello di Revenue o inventory share.

Il caso UK

(NL) –  Proviamo a inquadrare il fenomeno Fast Channels: nel Regno Unito si susseguono annunci di iniziative, spesso da parte di network tradizionali, mentre in Italia sembra che siamo ancora piuttosto indietro….
(M.P.) – Sì, nelle ultime settimane si sono susseguiti annunci di lancio per nuovi canali FAST da parte di network tradizionali in UK. Per citarne alcuni: UKTV con 4 canali tematici su Samsung TV+ e Pluto in UK, e Channel 4 con 2 canali FAST per distribuzione in US.

L’importanza della lingua

Chiaramente quello di lingua inglese è un mercato avvantaggiato considerando le peculiarità del modello FAST perché, appunto, non necessità doppiaggio o sottotitolazione dei propri contenuti.

Diversificare i ricavi

Sarebbe però miope non cogliere la chiara strategia, anche della BBC, di diversificazione delle revenue, espansione della distribuzione e posizionamento del proprio brand.

ADV Programmatico

Il mercato dell’ADV programmatico su CTV inoltre è già molto interessante in US, UK e Germania e dato come in continua crescita anche in Italia.

Interesse italiano

Qui da noi l’interesse c’è, e alcuni player hanno già iniziato a muoversi.

Un ruolo di FCN

Il nostro progetto va nella direzione di supportare chi vuole esplorare questo mercato in Italia ed all’estero, definendo chiaramente rischi ed opportunità e definendo strategie di lancio coerenti con le peculiarità di ognuno.
E’ nell’interesse dell’industria dell’intrattenimento TV italiana e quindi di FCN fare network e muoversi per tempo, onde evitare di trovarsi in ritardo e dover rincorrere quando ormai sarà troppo tardi.

Lo share

(NL) – La sensazione è però che, in generale, i contenuti FAST generino uno share modestissimo. Dove è quindi il business?
(M.P.) – Non sono d’accordo. Nei mercati più avanzati questo non è vero. In USA già dal Q3 22 Pluto ha raggiunto l’1% di share sulla Total Audience e dal Q2 23 è stato superato da Tubi con l’1.4%.
Considerando l’estensione e la competizione del mercato statunitense non mi sembrano piccoli numeri per offerte di intrattenimento che richiedono investimenti infintamente inferiori rispetto quelli dei player tradizionali o degli operatori OTT/SVOD.

FAST vs SVOD

Il business dei FAST, lo ripeto come un mantra, non andrà a sostituire lo SVOD o la TV tradizionale, piuttosto sarà complementare e sempre più rilevante in un mercato che ha subìto almeno due rivoluzioni epocali negli ultimi 15 anni con l’introduzione dello streaming prima e del Subscription model successivamente.

Un’offerta complementare

Il ruolo complementare di una offerta di intrattenimento gratuita, lineare, multi-distribuita, autosostenibile e redditizia economicamente è chiaro se cogliamo i segnali che ci provengono dal mercato: introduzione dell’advertising anche negli abbonamenti SVOD, necessità degli operatori OTT di mantenere rilevanza, costo nell’acquisizione dei nuovi clienti, l’emergere di nuovi player aggregatori di servizi ed offerte, frustrazione da parte dell’utente nella ricerca di contenuti on demand.

Reach

Inoltre,Faut le difficoltà del mercato pubblicitario tradizionale fanno sì che gli investitori si domandino come differenziare e sulle CTV , ma in generale attraverso i servizi FAST ovunque siano fruiti, è possibile raggiungere un pubblico che, in molti casi, non è raggiungibile altrimenti

Investimenti in aumento

Concordo con chi prevede un aumento sempre maggiore degli investimenti in programmatic su CTV anche in Italia, che vada a replicare quanto già in essere in mercati più maturi.

Occorre posizionarsi, ora

Per quanto riguarda l’Italia, posizionarsi ora, in un mercato dato in forte espansione a mio avviso è la scelta giusta da fare.

Il ruolo dei produttori di TV

(NL)  – Un ruolo essenziale ci sembra sia giocato dai produttori di TV. LG ad esempio decide autonomamente in quale posizione (diciamo a quale numero della loro pseudo- LCN) inserire i vari “canali”. Quali sono le procedure generalmente adottate per la selezione?
(M.P.) – Quando ho parlato di nuovi player aggregatori di servizi, mi riferivo in particolare ai produttori di TV. Da produttori di hardware, con l’introduzione delle CTV e grazie ai loro sistemi operativi, definiscono la User Experience dell’utente e hanno un ruolo determinante nell’accesso all’intrattenimento.

Un tema negoziale

Se per quanto riguarda le piattaforme proprietarie con una propria applicazione, naturalmente, quella del posizionamento è una decisione editoriale che deve sostenere la user experience dell’utente, nelle piattaforme di aggregazione e sulle CTV in particolare, trattandosi solitamente di un modello in revenue share, quello della numerazione è un tema negoziale. Naturalmente brand più forti e rilevanti avranno più forza negoziale, e qui torniamo alla necessità di posizionarsi per tempo.

Content Discovery

A parte questo, esiste una logica di tematicità che va nella direzione di facilitare la “content discovery” che deve essere supportata da un lavoro su brand e promozione attento e consapevole da parte dell’editore.

Un socio importante

Per questo siamo stati molto felici, quando Pino Cormaci, ex-responsabile creativo di Discovery Italia, ha accettato di diventare socio e Direttore Creativo di FCN.
Con la sua esperienza in questo campo siamo in grado di definire la strategia adatta sia per i nostri canali che per quelli dei nostri clienti.

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Pino Cormaci (direttore creativo di FCN)

Channel Up…Channel Down!

(NL) – Il problema degli identificatori di posizione (LCN) è rilevante. Su LG e Samsung parliamo di numerazioni altissime. Il logical channel numbering del DTT non ha insegnato nulla?
(M.P.) – Decisamente rilevante e le numerazioni sono altissime, vero. Avrà notato però che proprio per questo i canali FAST su LG e Samsung sono il primo canale dopo Rai Uno… se invece di fare channel up con il telecomando faccio channel down.
Questo mi fa pensare che forse stiamo parlando di un processo di content discovery facilmente indirizzabile, specialmente con l’evoluzione dei telecomandi verso modelli senza numerazione.

Prominence

(NL) –  Su NL stiamo dedicando estrema attenzione alle iniziative per la prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale (cioè gli attuali FSMA autorizzati per il DTT). Quale la vostra posizione?
(M.P.) – Capisco la crucialità della tematica per la Tv tradizionale, ma come FCN non abbiamo una posizione al riguardo.

Servizio pubblico

Personalmente sono convinto che il servizio pubblico, ad esempio per quanto riguarda l’informazione, non debba subire passivamente la concorrenza di gruppi globali con i quali oggettivamente non può competere. Mi permetto solo di far notare che quando parliamo di intrattenimento TV, parliamo di una scelta che l’utente compie e che solo parzialmente può essere “obbligata”.

Rendite di posizone: invocare regolamenti posizione residuale

Per i grandi gruppi nazionali, pensare di mantenere delle “rendite di posizione” in un mercato globale a colpi di regolamenti senza scendere a compromessi, almeno fra di loro, mi sembra una posizione residuale.

Diventare Gate Keeper in prima persona

Gli editori italiani hanno la forza e potrebbero, se volessero, avere gli strumenti per diventare loro i “Gate Keeper” dell’intrattenimento TV.

L’esempio inglese

La linea da seguire, a mio avviso, è quella di Freeview in UK, dove BCC, Channel4 etc. hanno una loro piattaforma unica. Perché non è possibile guardare a quel modello dove, fra l’altro, troverebbero spazio anche molti canali FAST?

Un patto con il diavolo

(NL) – Il cord cutting delle grandi piattaforme come Netflix e Prime non è certo indotto dai canali FAST, che invece vorrebbero approfittarne. Ma l’offerta non è agli stessi livelli…
(M.P.) –  Decisamente no, l’offerta non è agli stessi livelli. Si stanno citando gruppi globali, con un modello subscription pay, che negli ultimi 15 anni sono stati sostenuti dall’aumento del loro valore in borsa negli investimenti in produzioni originali, mentre venivano inconsapevolmente aiutati proprio da chi oggi piange per il cord cutting, licenziando loro i propri contenuti, senza rendersi conto che stava facendo un patto col diavolo.

Un’offerta complementare

Come dicevo prima, i canali FAST sono, a nostro avviso, complementari in questo scenario. Appetibili anche dalle grandi piattaforme, come dimostra Freeve di Amazon. Nello stesso tempo siamo in una fase iniziale e quindi è necessario che siano economicamente sostenibili, qui il team del livello di offerta.
Eppure, nei mercati in cui il fenomeno è più evoluto, si vedono investimenti in produzioni originali, ideate per una fruizione lineare, lanciano canali sportivi FAST, si sperimentano nuovi format. Il mercato Tv evolve e non rimane mai uguale a sé stesso.

Personalizzazione dell’esperienza utente

(NL) –  Ha affermato recentemente che si possono avere canali differenziati in base a chi sta guardando. Il che ci porta a due conclusioni: la prima è che dobbiate creare un vostro database di utenti e preferenze (dunque ponendovi in concorrenza con LG, Samsung, Apple ecc) e la seconda è che dobbiate sviluppare soluzioni software (di delivery) ancora non viste sul mercato…
(M.P.) – Facciamo chiarezza innanzitutto: quella dei FAST non è una tecnologia. Si tratta di un modello di business che è abilitato dalla tecnologia. Il modello FCN non prevede una piattaforma proprietaria di distribuzione, ma la distribuzione attraverso piattaforme di aggregazione, quindi nessuna concorrenza con chi cita nella domanda, ci mancherebbe…

Palinsesto programmatico?

Relativamente alla personalizzazione però, quello che descrive già avviene per la pubblicità programmatica nei FAST e, per quanto riguarda il palinsesto, esistono già soluzioni disponibili sul mercato e che abbiamo individuato, in grado di gestire la personalizzazione o, eventualmente, la clusterizzazione di singoli programmi e canali lineari quando applicate ad una intera piattaforma.

Volumi

Naturalmente occorrono volumi di contenuti (e di utenti) considerevoli, per rendere il modello sostenibile, ma, a nostro avviso, non manca molto perché si cominci a parlarne in maniera più diffusa.

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RaiPlay? un AVOD

(NL) – Un’ultima considerazione. Il concetto di FAST è estremamente ampio: RaiPlay, per esempio, secondo lei è tale?
(M.P.) – RaiPlay è un AVOD (Advertising Video On Demand) che contiene anche i canali lineari broadcast, ma a nostro avviso una sua entrata nel mercato dei FAST channels sbaraglierebbe qualsiasi concorrenza.

Rischi da correre

Mi rendo conto delle difficoltà e dei rischi che devono essere presi in considerazione da un editore come RAI, ma il catalogo RaiPlay è profondissimo e non è sfruttato interamente.

Prospettive

Immagino canali lineari tematici RAI, dedicati al mercato FAST, multi distribuiti, anche su scala internazionale, che vadano a generare nuove revenues per il servizio pubblico ed allo stesso tempo promuovano l’offerta RaiPlay aumentandone la rilevanza ed il traffico. (M.H.B per NL)

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