Radio e Tv. In meno di 20 anni si è passati dalla sopravvalutazione alla sottovalutazione degli asset FM e LCN. Esperti: è fase transitoria

sopravvalutazione

In meno di 20 anni, in Italia, si è passati dalla sopravvalutazione speculativa alla sottovalutazione immotivata delle dotazioni radiofoniche. Quantomeno di quelli impiantistici e legati alla modulazione di frequenza (FM).
Ma si tratta di una visione parziale della questione, che, infatti, per essere compiutamente trattata, necessita di un approccio molto più articolato.
Uno screening che, se compiutamente eseguito, apre ad un modello di valutazione approfondito, diversificato e, soprattutto, allineato a criteri tipici del mondo economico. E quindi correttamente interpretabile da parte di analisti internazionali anche con strumenti ortodossi.
Uno studio della società di analisi strategica Media Progress proietta gli scenari a circa 5 anni (2030) ed a 10 anni (2035) sugli asset legacy radiotelevisivi, cioè quelle risorse tecnologiche o infrastrutturali ormai superate, ancorché operative, che richiedono alti costi di manutenzione e offrono prestazioni inferiori rispetto alle nuove tecnologie. La cui gestione comporta scelte strategiche tra mantenimento e aggiornamento.
Per questo i budget nelle aziende radiotelevisive più organizzate si stanno già spostando verso la R&D (ricerca & sviluppo).

Sintesi

Nel 2007 un impianto FM a Milano (cioè un diffusore a dimensione cittadina) era stato venduto a 4 milioni di euro. Un diffusore in Valcava, nello stesso anno, era stato quotato oltre 20 milioni di euro.
Dodici anni dopo un impianto milanese equivalente (come diffusione) era stato ceduto a poco più di mezzo milione di euro ed erano andate deserte diverse aste relative ad uno in Valcava (valutato poco più di due lustri prima circa 15 milioni di euro), collocato nell’ambito di una procedura concorsuale, al di sotto dei 2 milioni di euro.
A quasi 18 anni di distanza dal massimo storico, l’asta giudiziale di una rete FM lombarda ha visto in questi giorni solo due partecipanti ed una aggiudicazione ad un prezzo inferiore di oltre il 20% del valore di perizia.
La stessa cosa sta accadendo nell’alienazione di provvedimenti di attribuzioni LCN (logical channel number) associati ad autorizzazioni per fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale o nazionale (in questo caso ad esclusione delle numerazioni di pregio dei primi blocchi del primo arco di numerazione), svalutati anche del 60-70%,
E’ finita un’epoca?
In parte sì, con tendenze ampiamente previste e tracciate negli anni su queste pagine.
Tuttavia, secondo gli esperti, si tratta di un fenomeno transitorio, perché le valorizzazioni si stanno semplicemente spostando da una dotazione aziendale all’altra, allineandosi a criteri globali.
Il passaggio isterico da sopravvalutazione a sottovalutazione sarebbe, quindi, contingente. Anche se la congiuntura si misura in anni e non certo in mesi.

Valorizzazioni e modelli

Ne parliamo con Massimo Rinaldi e Giovanni Madaro, rispettivamente ingegnere ed economista di Consultmedia, ideatrice del noto modello di valutazione economica degli asset FM ed LCN adottato dagli uffici dell’Agenzia delle entrate da oltre dieci anni a questa parte (cd. Metodo Consultmedia©).

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Metodo Consultmedia© adottato dall‘Agenzia delle entrate

Valorizzazioni e regole

“E’ naturale che gli impianti FM valgano meno di un tempo, come le transazioni oggettivamente riportate da Newslinet dimostrano. Le motivazioni vanno sicuramente ricercate nel fatto che 20 anni fa la modulazione di frequenza era, a livello sostanziale, l’unica piattaforma distributiva di contenuti radiofonici”, introduce il tema il dr. Madaro.

Contributi al complesso

“La contribuzione del web (streaming), del DAB+, del DTT e del satellite, al tempo, era modesta. La multipiattaforma c’era già, certamente. Ma i vettori differenti dalla FM incidevano, complessivamente, dall’1% al 3% sulla fruizione. Oggi le piattaforme diverse dalla FM in Europa contribuiscono spesso tra il 40 ed 70%, con una crescita molto veloce. Chi dice il contrario o è disinformato o è in malafede, sovente per difendere rendite di posizione”, continua l’economista.

Equilibri

“C’è poi da considerare l’assestamento raggiunto dal settore. Tutti i principali player hanno, nel frattempo, raggiunto un equilibrio ed una dimensione tale da non necessitare, nella maggior parte dei casi, di integrazioni impiantistiche in FM. A livello microeconomico ciò ha grande rilevanza.

Nessuno switch-off FM/DAB-IP (in Italia)…

“La diffusione analogica in FM, quantomeno in Italia, non ha una scadenza definita (non è così in altri paesi, come la Svizzera che l’ha già avviata, ndr). Probabilmente, da noi, non sarà mai introdotto uno switch-off, anche se fino ad un paio d’anni fa se ne parlava (soprattutto da parte di RAI).

… ma una morte naturale per inedia

La verità è che la FM concluderà il suo ciclo esistenziale con una morte fisiologica, quando i costi di un trasmettitore non giustificheranno gli ascolti, e quindi i benefici, che esso genera (come per esempio sta già accadendo in alcune aree del nord Italia), interviene l’ingegner Rinaldi, perito estimatore di Consultmedia e di diversi organi giurisdizionali.

Algoritmo per le valorizzazioni

L’algoritmo di valutazione del valore di un asset radiofonico del Metodo Consultmedia© prevede un correttivo dinamico che analizza l’incidenza di una piattaforma rispetto ad un’altra sull’ascolto. Il mercato radiofonico italiano è ora sempre più simile, in termini di valutazione economica, a quello di altre nazioni europee. Oltre venti anni fa, all’estero, era ritenuto drogato dal fenomeno del trading delle frequenze e guardato con estrema diffidenza.

Vale non solo per quel che produce

Si dice che oggi un’emittente vale per quel che fattura. Ciò non è del tutto vero, anche se certamente quanto produce in termini economici ha rilevanza. Ma ce l’ha anche quanto potrebbe produrre; perché, magari, potrebbe non essere efficientemente sfruttata, pur avendo potenzialità.

Modelli sbagliati

Oppure perché, pur dotata di una infrastruttura distributiva rilevante ed efficiente, ha modelli editoriali o commerciali superati o – peggio – errati. O ancora perché il suo identificativo non è allineato ai nuovi criteri di elencazione, elemento destinato ad assumere sempre più rilevanza, in quanto soggetto ad emarginazione da parte dei sistemi di ricezione spesso governati da criteri di catalogazione gestiti dall’intelligenza artificiale.

Indicizzazione e reattività ai comandi vocali

O perché a livello di indicizzazione dell’ID sulle nuove piattaforme di distribuzione IP (il centinaio di elenchi diviso tra banche dati dell’automotive e gli aggregatori di flussi streaming di cui più volte abbiamo parlato nel corso del mese di agosto, ndr), con particolare attenzione alla reattività ai comandi vocali, il prossimo crocevia della sintonizzazione sia casalinga che automobilistica.

Potenzialità

Ecco, noi attribuiamo un valore anche alla potenzialità. Ed alla facilitazione, visto che si opera in un mercato ancora relativamente chiuso, anche se non completamente come in passato, quando per entrare occorreva necessariamente acquistare un’impresa o un titolo concessorio esistenti”, evidenzia Madaro.

Complicazioni

“Oggi è sicuramente più complicato valutare un’azienda radiofonica alla luce degli aspetti sopra descritti. Ed è per questo che, tra chi si rivolge a Consultmedia per le stime, non ci sono solo gli editori o nuovi entranti, ma anche commercialisti, curatori fallimentari, commissari giudiziali che ci chiedono un supporto per condurre a termine gli incarichi ricevuti“, puntualizza Rinaldi.

Dismantling e rebuilding solo parziale per il comparto tv dopo il refarming

“Per i fornitori di servizi di media audiovisivi locali la situazione delle valorizzazioni è ancora più complessa. Dopo il sostanziale azzeramento del sistema televisivo locale e la ricostruzione dello stesso operata col refarming della banda 700 MHz effettuata dalle leggi 205/2017 e 145/2018 coi successivi provvedimenti attuativi che, a livello economico-finanziario-fiscale, hanno avuto effetti dirompenti sul mercato televisivo locale, le immobilizzazioni hanno subito un dismantling e un rebuilding solo parziale”, osserva Madaro.

Buon senso e conoscenza del settore

“Tuttavia, il buon senso e la conoscenza del settore ci rassicurano che non si tratterà di una completa demolizione e di una integrale ricostruzione. Occorre quindi tarare le valutazioni incrociando quegli elementi che ci permettono di attribuire stabilità dove apparentemente non sembra essercene. Solo una parte del comparto è, infatti, instabile.

Scienza e diligenza

Scienza e diligenza permettono di individuare sapientemente cosa non cambia, cosa probabilmente cambierà in misura stimabile e quale componente è invece del tutto imprevedibile. Assegnando comunque valorizzazioni”, conclude Rinaldi.

Valutazioni a 5 e 10 anni

L’analisi economico-finanziaria del settore radiofonico e televisivo qui evidenziata porta a considerazioni interessanti sul futuro di questi asset, sia a breve (5 anni) che nel medio-lungo termine (10 anni).
A livello tecnico, è chiaro che i modelli di valutazione dei beni radiofonici e televisivi stanno attraversando una fase di trasformazione significativa, influenzata da vari fattori economici, tecnologici e strutturali.

Declino del valore dei beni tradizionali

Nel breve periodo, il calo dei valori di mercato degli impianti FM e dei titoli amministrativi all’esercizio può essere attribuito ad un contesto di mercato in cui la tecnologia tradizionale sta perdendo rilevanza. Il declino della modulazione di frequenza (FM) è una chiara indicazione di come il mercato stia spostando il suo focus verso vettori terzi rispetto agli editori come il DAB+ e completamente disintermediate dalle reti di trasmissioni, come lo streaming (IP), riducendo la domanda di asset legacy.

Obsolescenza

Termine, quest’ultimo, a cui gli editori radiotelevisivi dovranno abituarsi, in quanto utilizzato in contesti tecnologici e aziendali per riferirsi a risorse, sistemi, o infrastrutture che, pur essendo ancora operative, appartengono ad una tecnologia o ad un modello di business ormai superato o non più all’avanguardia.

Asset legacy

“Nel contesto del settore radiofonico, ad esempio, un asset legacy potrebbe essere un impianto di trasmissione in modulazione di frequenza (FM), che, pur continuando a funzionare, ha perso rilevanza a favore di tecnologie come il DAB+ o l’IP”, spiega l’ing. Rinaldi. “I componenti ereditati possono essere ancora utilizzati ma hanno un valore economico decrescente, poiché richiedono costi di manutenzione più alti e offrono prestazioni limitate rispetto alle nuove tecnologie.

La spesa vale l’impresa?

La gestione degli asset legacy è, del resto, una questione cruciale per molte aziende, poiché continuare a utilizzarli può rappresentare un onere economico, mentre il loro disinvestimento o aggiornamento richiede decisioni strategiche per garantire la transizione verso soluzioni moderne senza compromettere le operazioni correnti. Ecco perché la tendenza verso la frammentazione dell’audience su più piattaforme e la diminuzione della dipendenza dalle infrastrutture tradizionali rappresentano fattori critici.

Adozione della multipiattaforma e impatti sul fatturato

Dal punto di vista contabile, la riduzione del valore degli impianti FM, un tempo sovrastimati, riflette l’evoluzione del mercato verso modelli di distribuzione più complessi, digitalizzati e soprattutto disintermediati dalle reti di distribuzione (che, ancorché via etere, sono sempre meno controllate dalle emittenti). I ricavi legati all’advertising sulle piattaforme analogiche stanno diminuendo, mentre quelli derivanti dalle piattaforme digitali sono invece in crescita.

Revenue mix

A livello finanziario, ciò comporta una diversificazione delle fonti di ricavo, il che richiede alle imprese radiofoniche e televisive di implementare strategie di revenue mix che bilancino le perdite dai canali tradizionali con nuove opportunità digitali.

Scenario a 5 anni: consolidamento…

Nei prossimi 5 anni, ci si aspetta che il settore affronti un consolidamento. Le piccole emittenti, meno attrezzate per competere in un contesto di mercato multipiattaforma, potrebbero essere assorbite da operatori più grandi, creando conglomerati mediatici capaci di sfruttare economie di scala.

… e restructuring

Questo scenario di aggregazione si riflette nel progressivo restructuring aziendale, che comporta non solo la riduzione dei costi operativi (soprattutto nel mantenimento delle infrastrutture FM o del DTT per la tv), ma anche l’ottimizzazione delle operazioni su piattaforme digitali. Le imprese radiofoniche, in particolare, dovranno adattarsi al mercato in rapida evoluzione, adottando nuovi modelli di business, come la gestione degli eventi, il freemium o abbonamenti a contenuti esclusivi on demand, per mantenere il cash flow in positivo.

Scenario a 10 anni: digitalizzazione completa

In uno scenario a 10 anni, possiamo ipotizzare che la digitalizzazione sarà stata completata, con la cessazione delle trasmissioni analogiche a favore di quelle IP e (in misura decisamente minore) DAB+ (che a sua volta seguirà un disimpegno progressivo verso l’IP). A livello di contabilità, le voci di costo associate alla manutenzione delle infrastrutture analogiche scompariranno, mentre i costi legati alla gestione di piattaforme digitali vedranno un progressivo incremento.

Spostamento del budget verso R&D

Questo cambiamento comporterà un aumento delle spese in R&D (Ricerca e Sviluppo) per l’implementazione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale (AI) per la personalizzazione dei contenuti e l’indicizzazione su piattaforme di streaming. Dal punto di vista finanziario, le imprese del settore potranno beneficiare di nuove opportunità di investimento in infrastrutture digitali, come server e sistemi cloud, necessarie per competere in un ecosistema sempre più digitale e interconnesso.

Media Progress & Com-Nect

Per questo nella galassia Consultmedia da qualche anno operano le società di R&D Media Progress (analisi strategica) e Com-Nect (ibridazione broadcast-broadband)”, annota Giovanni Madaro, che di Media Progress è ceo.

Potenzialità del mercato e valutazione degli asset

Un fattore chiave per il futuro è la valutazione delle potenzialità degli asset. “Il Metodo Consultmedia© – già adattato alla nuova realtà dei media – introduce un elemento cruciale: il valore di una immobilizzazione non risiede solo nei ricavi attuali, ma anche in quelli prospettici  e quindi nelle sue potenzialità di crescita futura. Questo approccio è fondamentale in un settore in evoluzione, dove le risorse radiofoniche e televisive, pur perdendo valore in base ai modelli tradizionali, potrebbero acquisire nuova rilevanza grazie alla digitalizzazione e all’integrazione con nuove piattaforme”, sottolinea Madaro.

Modelli di valutazione dinamici

“In un’ottica contabile, l’utilizzo di modelli di valutazione dinamici, che tengano conto non solo dei flussi di cassa attuali ma anche delle possibilità future, sarà fondamentale per determinare il reale valore di mercato di queste imprese“, enfatizza l’economista.

TV lineare vs. Video on Demand (VoD)

Le piattaforme di streaming VoD stanno guadagnando terreno rispetto alla televisione lineare, grazie alla loro capacità di personalizzazione dell’esperienza utente e di monetizzazione dei contenuti tramite abbonamenti e pubblicità mirata. Tuttavia, la TV lineare continua a giocare un ruolo significativo per certi segmenti di pubblico e per i contenuti di live broadcasting.

Average Revenue Per User

Dal punto di vista economico, la sfida per la TV lineare sarà mantenere una quota di mercato rilevante, forse concentrandosi su eventi in diretta o contenuti di nicchia, mentre il VoD continuerà a crescere in termini di market share e ARPU (Average Revenue Per User).

Complicazioni valutative e incertezza normativa

L’analisi effettuata dagli advisor di Consultmedia evidenzia anche una crescente complessità nel valutare le aziende radio-TV anche a causa delle incertezze normative. Il refarming delle frequenze e l’introduzione di nuove tecnologie digitali richiedono una revisione costante dei modelli di business, che deve essere allineata con le nuove regolamentazioni.

Difficoltà di previsione dei flussi di cassa futuri

Questo comporta difficoltà nella previsione dei flussi di cassa (cash flow) futuri, un fattore che influenza negativamente la valutazione del patrimonio aziendale nel breve termine.

Regolamentazione adeguata

Tuttavia, l’introduzione di normative più stabili nel medio-lungo periodo potrebbe ridurre l’incertezza e favorire investimenti più sicuri nel settore.

Trasformazione cruciale

In sintesi, il settore radio-TV sta attraversando una fase di trasformazione cruciale, caratterizzata dal declino delle infrastrutture analogiche e dall’ascesa delle piattaforme digitali. Le prospettive economico-finanziarie suggeriscono che nei prossimi 5 anni assisteremo a un consolidamento e ristrutturazione del mercato, mentre a 10 anni la digitalizzazione completa aprirà nuove opportunità di investimento.

Capacità di adattamento

Tuttavia, le imprese del settore dovranno affrontare sfide legate alla valutazione dinamica delle componenti del capitale aziendale e all’adattamento ai nuovi modelli di business, con particolare attenzione all’ottimizzazione dei flussi di ricavi su piattaforme digitali. (E.G. per NL)

foto antenne di Floriano Fornasiero

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