Radio e Tv. Latitanza prominence anche a HD Forum – MAF 2025: Marano (CRTV): “Senza accesso universale a SIG non c’è sviluppo né innovazione”

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All’HD Forum – MAF 2025, svoltosi a Milano l’8 ed il 9 ottobre 2025, il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Antonio Marano, ha richiamato la politica alla responsabilità: senza regole sulla prominence e garanzie per i Servizi di Interesse Generale, l’equilibrio tra broadcasting e streaming rischia di rompersi sotto la pressione del processo di disintermediazione che sta subendo una fortissima accelerazione con la diffusione delle smart tv, le quali rappresentano ormai il 56% del totale.

Sintesi

Il tema dell’accesso ai Servizi di Interesse Generale (SIG) è stato al centro dell’HD Forum – MAF 2025, dove Antonio Marano (CRTV) ha denunciato l’assenza di misure concrete per garantire la prominence dei contenuti editoriali nel nuovo ecosistema delle smart tv e delle piattaforme streaming.
In un mercato dominato dagli OTT e dai produttori di device, che spingono verso la disintermediazione delle reti via etere, i broadcaster – vincolati da obblighi di pluralismo, inclusione e responsabilità editoriale – faticano a mantenere visibilità e sostenibilità economica.
Marano ha invocato regole certe, risorse stabili e un impegno istituzionale per tutelare l’accesso universale all’informazione, il valore sociale del broadcasting e l’evoluzione del digitale terrestre verso il DVB-T2 e il 5G broadcast.

La latitanza delle misure per favorire l’accesso ai SIG

Non siamo più soli, finalmente, a lanciare gli appelli sulla pericolosità della latitanza delle misure di prominence a favore dei SIG, cioè i Servizi (di media audiovisivi) di Interesse Generale. Il tema, infatti, è stato centrale anche all’HD Forum – MAF 2025 (Milano Audiovisual Forum), l’evento annuale frutto della collaborazione strategica tra Pentastudio e HD Forum Italia, giunto alla sua terza edizione, che si è svolto l’8 d il 9 ottobre nella sede Kready, a pochi passi dal MICO, sede del Media Center delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.

Futuro televisivo in equilibrio tra broadcasting e streaming

Il futuro della televisione dipenderà dall’equilibrio tra broadcasting e streaming, tra offerta lineare e personalizzata, tra tecnologie digitali e responsabilità editoriale”, è l’incipit del messaggio politico di Antonio Marano, presidente di Confindustria Radio Televisioni, nel suo keynote speech all’evento HD Forum – MAF 2025 di Milano.

Sostenibilità economica

“Centrale sarà la sostenibilità economica: servono risorse certe e regole chiare per garantire crescita e innovazione. Ma è solo garantendo l’accesso universale ai contenuti editoriali a tutti gli individui, indipendentemente dalle loro abilità fisiche, sensoriali o cognitive, e quindi dalla loro familiarità con la tecnologia, che possiamo davvero assicurare la libertà di informazione e nutrire un confronto autentico nella società, dove ogni voce possa trovare spazio e contribuire al dibattito democratico e alla crescita valoriale del sistema Paese”, ha enfatizzato Marano.

HD Forum – MAF 2025 e prominence

Come detto, centrale all’HD Forum – MAF 2025, è stato il tema della prominence dei contenuti televisivi: sul digitale terrestre i broadcaster hanno sempre beneficiato di visibilità immediata grazie all’ordinamento dei canali (LCN) e alle abitudini consolidate degli spettatori.

Smart tv sono ormai il 56% del parco tv

Tuttavia, con la diffusione delle smart tv (56% del totale parco TV di cui il 47% effettivamente collegate), il televisore è diventato un terminale IP. L’interfaccia principale è un hub che aggrega contenuti da DTT, app di contenuti streaming e servizi on-demand, dove i canali televisivi sono spesso collocati in posizioni secondarie rispetto alle app degli OTT.

Gli accordi di prominence mondiali tra OTT e costruttori di device

“I produttori di dispositivi e i gestori dei sistemi operativi possono stipulare accordi con gli OTT, che garantiscono loro posizionamenti privilegiati, pulsanti dedicati sui telecomandi o preinstallazioni di app. I broadcaster, privi dello stesso potere negoziale, rischiano di essere marginalizzati persino sui terminali che storicamente li caratterizzano” ha detto Marano.

Impegni impari tra OTT e broadcaster

Ma le attività dei broadcaster, vincolate da obblighi ben definiti – quali responsabilità editoriale, inclusione, pluralismo dell’informazione, investimenti nella produzione, remunerazione del diritto d’autore – sono classificate come servizi di interesse generale (SIG), in quanto considerate essenziali dalle autorità pubbliche”, ha sottolineato il presidente di CRTV.

La prominence all’art. 29 del TUSMA

“Il Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi ha rafforzato questo riconoscimento all’articolo 29, recependo la nuova direttiva SMAV e garantendo rilievo adeguato ai “servizi audiovisivi e radiofonici di interesse generale, indipendentemente dalla piattaforma utilizzata”.

DVB-T2

Chiamato a parlare delle strategie di innovazione del settore radiotelevisivo, Marano ha anche ricordato come queste passino dalla centralità del digitale terrestre in evoluzione verso il DVB-T2; dalla tutela dell’uso esclusivo delle frequenze (banda sub 700 MHz) a livello internazionale e dello sviluppo tecnologico della piattaforma verso il 5G broadcast.

 

Big Data

Ma anche da norme certe a livello UE sulla concorrenza con gli OTT e gli streamer, dominanti su risorse e utilizzo dei big data: “Senza tali regole non si può parlare di sostenibilità, sviluppo, innovazione dei servizi di interesse generale”, ha puntualizzato il presidente di Confindustria Radio Tv nel suo intervento all’HD Forum – MAF 2025.

La cross-platform OTT

Ma c’è un aspetto non analizzato in occasione del convegno, che rende l’introduzione di misure di prominence a favore dei SIG non più procrastinabile: l’evoluzione cross-platform, che vede i broadcaster costretti a distribuire i propri contenuti anche su piattaforme IP per intercettare nuovi pubblici, sta paradossalmente accentuando la loro perdita di centralità.

Dispersione di visibilità

In assenza di regole sulla prominence, l’espansione dell’offerta multicanale rischia di trasformarsi in una dispersione di visibilità, dove i Servizi di Interesse Generale (SIG) finiscono per competere, senza tutele, in un’arena dominata da algoritmi e logiche commerciali.

Cosa sta succedendo nei mercati OTT maturi

Nei mercati più maturi, come Francia e Regno Unito, la risposta a questa dinamica è arrivata da un inedito avvicinamento tra broadcaster e OTT. Come rilevato in altro pezzo di questo periodico, una puntuale analisi di Mark Endemaño (ex Disney, ora partner di AlixPartners) ha sottolineato come Netflix ed Amazon abbiano stretto accordi con BBC, ITV e France Télévisions per forme di integrazione, sotto l’etichetta di cooperazione industriale. Una sinergia che rappresenta un tentativo di sopravvivenza del modello lineare.

Alleanza di necessità

Ma questa “alleanza di necessità” non elimina il rischio strutturale: nel momento in cui i broadcaster si appoggiano alle piattaforme globali per raggiungere il pubblico, la priorità di visibilità – la vera essence della prominence – passa definitivamente nelle mani degli OTT.

Contraddizione dell’ecosistema

È proprio questa la contraddizione più evidente dell’ecosistema cross-platform: i broadcaster, spinti a innovarsi e a presidiare nuovi ambienti digitali, si ritrovano a rafforzare gli stessi soggetti che ne comprimono la capacità di presidiare lo spazio mediatico.

La forza dell’engagement e del SOD

Laddove non interviene una regolamentazione precisa, l’ordine dei canali lineari (LCN), effettivamente, cede il passo all’ordine algoritmico delle interfacce proprietarie, dove la priorità è assegnata non al valore pubblico, ma alla capacità di generare engagement e sottoscrizioni. Una distorsione che mina alla base il principio di accesso universale alla conoscenza e al pluralismo informativo.

Assenza di prominence è fattore di vulnerabilità sistemica

Come evidenziato da Endemano, “l’integrazione tra OTT e broadcaster non è un’evoluzione naturale, ma una necessità dettata dal riequilibrio di poteri nel mercato audiovisivo”. Applicando questa riflessione al caso italiano, la latitanza delle misure di prominence non è solo una carenza normativa, ma un fattore di vulnerabilità sistemica.

Transizione al digitale rischia di divenire moltiplicatore di disiguaglianza

Senza un presidio regolatorio, la stessa transizione digitale che dovrebbe garantire equità e innovazione diventa un moltiplicatore di disuguaglianze, favorendo chi controlla la distribuzione e penalizzando chi produce contenuti di valore pubblico.

Chi decide chi vede cosa

La questione della prominence si lega dunque direttamente al futuro del Servizio Pubblico e, più in generale, alla sovranità culturale nazionale. Se le piattaforme OTT possono decidere arbitrariamente cosa mostrare e a chi, la visibilità dei SIG dipenderà da accordi commerciali e non da criteri di rilevanza sociale o informativa. In questo scenario, l’art. 29 del TUSMA, pur riconoscendo formalmente la centralità dei servizi di interesse generale, rischia di restare lettera morta senza una sua effettiva attuazione tecnica e regolamentare.

Serve una prominence intelligente

Per evitare che l’evoluzione cross-platform diventi la tomba della televisione di servizio pubblico, occorre agire con urgenza. Serve una “prominence intelligente”, che garantisca ai contenuti di rilevanza sociale una presenza assicurata e facilmente accessibile su tutte le interfacce digitali, dai menu delle smart tv agli ambienti IP.

Bilanciare la libertà di mercato con la responsabilità culturale

Solo così sarà possibile bilanciare la libertà di mercato con la responsabilità culturale, e preservare quel pluralismo informativo che costituisce il fondamento stesso della democrazia mediale europea. In mancanza di questa visione, il rischio non è semplicemente la marginalizzazione dei broadcaster, ma la perdita del concetto stesso di servizio pubblico nell’era delle piattaforme. (E.L. per NL)

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