Radio. Le nazionali preoccupate per ipotesi di switch-off: DAB+ non è ancora maturo. Occorre preservare gli investimenti in FM effettuati

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Radio nazionali, fortemente preoccupate, al Mise: lo sviluppo del DAB è fondamentale e va incentivato. Ma la FM è – e sarà ancora per molto – insostituibile.
Analogamente a quanto fatto per il refarming delle frequenze televisive, occorre un piano di sviluppo e di proiezione futura attento a garantire la ricevibilità del segnale a tutti i cittadini italiani. E allo stesso tempo a salvaguardare investimenti e patrimoni delle imprese di settore.
Al centro del dibattito gli spegnimenti degli impianti FM incompatibili con le stazioni estere ed il Piano delle frequenze. Ma la situazione non è chiara (e la comunicazione pure…).

Gli alert

I continui alert sulle manovre propedeutiche all’applicazione delle misure restrittive verso i diffusori FM incompatibili con le emissioni estere, adottate presumibilmente nell’ambito della pianificazione Agcom della modulazione di frequenza, con conseguenti bandi e graduatorie per l’attribuzione dei diritti d’uso, hanno indotto ad un incontro istituzionale da parte delle emittenti nazionali e locali aderenti a Confindustria Radio Tv.

Le preoccupazioni delle nazionali

“Le problematiche relative alla pianificazione delle frequenze del DAB e dell’evoluzione dell’FM sono i punti decisivi per l’assetto del sistema attuale e del suo sviluppo futuro. CRTV e le imprese radiofoniche associate (Rai, RTL 102.5, RDS, RadioMediaset, Radio24, CN Media, Radio Italia, Elemedia e le radio locali riunite nell’Associazione Radio FRT) hanno confermato unitariamente quanto sia necessario sviluppare la rete infrastrutturale del DAB e verificare l’evoluzione della penetrazione della nuova tecnologia sui ricevitori, soprattutto sulle automobili.

3 mln di veicoli equipaggiati con DAB….

In Italia ci sono circa 40 milioni di autoveicoli circolanti, di questi solo 3 milioni sono dotati di device capaci di ricevere la radio digitale”, si legge in una nota inviata da Confindustria Radio Tv.

… ma è proprio così?

Ma il numero di ricevitori fornito da Confindustria appare fortemente sottostimato rispetto alle dichiarazioni rese solo qualche giorno fa a NL da Eugenio La Teana di RTL102.5 e WorldDAB, che ha parlato di 10 mln di apparati DAB+ (ancorché non limitato alle autoradio).

Dati al 2015

Dalla ricerca Proteo (Ipsos/Gfk), finanziata da tutti i radiofonici nazionali, a maggio 2015 il 7% della popolazione dichiarava infatti di avere già l’autoradio DAB.

3,7 mln di autoradio DAB… 7 anni fa

In sostanza, al 2015, un totale di 3,703 milioni disponeva di ricevitori DAB in auto, mentre per Confindustria oggi sarebbero 700.000 …in meno.
A distanza di 7 anni appare quindi molto più probabile che la presenza di ricevitori DAB sia prossima a quella indicata da La Teana, invece di quanto dichiarato da Confindustria. Non un bell’inizio per un’iniziativa di sostegno del comparto…

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18 anni per rinnovare l’intero parco auto. Ma il dato è figlio dell’errore iniziale di calcolo

Prosegue poi il comunicato: “Tenendo in considerazione la media di 2 milioni di nuove immatricolazioni all’anno, occorrerebbero oltre 18 anni per rinnovare l’intero parco automobili. Tali considerazioni rendono improponibile oggi alcune ipotesi di spegnimento delle FM e richiedono, analogamente a quanto fatto per il refarming delle frequenze televisive, un piano di sviluppo e di proiezione futura attento a garantire la ricevibilità del segnale a tutti i cittadini italiani e allo stesso tempo a salvaguardare investimenti e patrimoni delle imprese di settore”, continua l’ente esponenziale. Portandosi però dietro inevitabilmente l’errore di calcolo iniziale.

Ma la sostanza poco cambia

Insomma, la sostanza del discorso non muta in termini di condivisibilità di principio, ma l’efficacia della comunicazione ne risente inevitabilmente.

Il problema del coordinamento internazionale delle frequenze va risolto

Ad ogni modo, secondo CRTV è urgente “mettere a punto un piano strategico ed è indispensabile non lasciare irrisolte questioni antiche, come quella del coordinamento internazionale delle frequenze, che rischiano di mettere a repentaglio l’attività di molte emittenti”.

La quadratura del lobo

“La quadratura su quest’ultimo punto è particolarmente necessaria per quanto attiene all’area adriatica che non può essere penalizzata per altri equilibri. Al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero degli Esteri e alle altre autorità competenti, si chiede di affrontare la questione attraverso un confronto stringente che non può essere solo di carattere tecnocratico”.

Gli altri problemi delle radio nazionali e locali

Ma non solo i temi dello sviluppo ordinato e programmato del digitale radiofonico (DAB+) e delle interferenze con i paesi esteri sono stati al centro della riunione dei rappresentanti delle emittenti radiofoniche nazionali e locali associate in Confindustria Radio Televisioni. Tra gli argomenti, vi sono stati anche i rapporti con le società di intermediazione del diritto d’autore e dei diritti connessi. E i costi energetici.

Moltiplicazione delle collecting

“La riforma della gestione dell’intermediazione del diritto d’autore e dei diritti connessi, che ha introdotto la liberalizzazione e il conseguente moltiplicarsi delle c.d. “collecting”, ha destabilizzato il mercato generando confusione e incertezze sia sul piano economico che normativo“, osserva sulla questione dei diritti d’autore e connessi il sindacato.

Poche certezze

Che rincara la dose: “A cinque anni dall’entrata in vigore della riforma, l’unica certezza è quella dell’insostenibilità dell’intero sistema, che rischia di collassare se non si interviene con dei correttivi sul piano legislativo”.

Il comparto radiofonico

“La radio rimane un comparto fondamentale per la comunicazione, l’informazione, l’intrattenimento e la coesione sociale, nella sua articolazione plurale pubblica e privata, e merita adeguata considerazione anche in relazione alle difficoltà patite durante gli anni della pandemia e oggi a causa della crisi energetica.

Trasmettitori energivori

Su quest’ultimo aspetto si rileva una difficoltà di comprensione politica e non è fuori luogo rappresentare che per le imprese radiofoniche l’energia è una voce di costo importante e il problema non va risolto in termini di interventi puntuali sui costi, né semplicemente abbassando le potenze di trasmissione. Questa è una condizione assolutamente improponibile”, mette in guardia Confindustria.

Tavolo tecnico

“Il tempo è maturo, e anzi si fa urgente, per aprire un tavolo di confronto istituzionale volto alla tutela, allo sviluppo e all’innovazione della radiofonia italiana”, ha infine dichiarato il presidente di CRTV Franco Siddi a margine della riunione. (E.G. per NL)

foto antenne di Floriano Fornasiero

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