Con la delibera 138/25/CONS pubblicata il 03/06/2025 Agcom ha avviato un’indagine conoscitiva sugli impieghi originali della HBBTV in Italia, codificando i termini jump e call to action, che i lettori di questo periodico hanno imparato a conoscere in questi anni, introducendo al contempo l’innovativo concetto di multirisoluzione.
Sintesi
Con la delibera 138/25/CONS, pubblicata il 03/06/2025, Agcom ha avviato la prima organica indagine conoscitiva in Italia sull’uso dello standard HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband TV), con l’obiettivo di valutare le sue applicazioni nell’ambito della televisione digitale terrestre (DTT) e la possibilità di aggiornare il quadro regolatorio vigente.
Lo standard, consente l’integrazione tra contenuti broadcast e IP, attraverso funzionalità interattive, catch-up TV, live streaming HD (multirisoluzione), pubblicità personalizzata e contenuti integrativi on demand, fruibili direttamente dal canale DTT tramite call-to-action o modalità jump.
In Italia, infatti la HBBTV ha trovato impieghi originali, spinti dalla scarsità di banda causata dal refarming della banda 700 MHz e dalla mancata transizione al DVB-T2.
Questi utilizzi includono soluzioni minimali (con canali a bassa qualità DTT scaldabili in IP con cartelli informativi) fino a modelli che trasformano il FSMA/LCN d’origine (ospitante) in un hub di accesso a contenuti IP (bouquet), se non in una piattaforma OTT.
Agcom, nel provvedimento, codifica termini lanciati da Newslinet, come jump (nel 2020), call to action (nel 2021)e introduce il concetto di multirisoluzione, riferito alla possibilità per l’utente di scegliere la qualità di visione.
La consultazione evidenzia le opportunità di business abilitate dalla HBBTV, tra cui l’addressable TV, con pubblicità mirate per utenti connessi, e la possibilità per le radio di veicolare contenuti audio-video tramite le TV.
Tuttavia, emergono anche criticità tecniche e regolamentari: necessità di copertura DTT ottimale, standardizzazione dei dispositivi, rischio di confusione editoriale e difficoltà nell’attribuire la responsabilità editoriale dei contenuti IP fruiti tramite HBBTV.
L’Autorità ha strutturato l’indagine in quattro ambiti (utilizzi, contenuti, modelli di business e aspetti normativi), aprendo la consultazione a tutti gli stakeholder con termine di 45 giorni.
La delibera 138/25/CONS
Con la delibera 138/25/CONS, l’Autorità ha promosso un’indagine conoscitiva sull’uso particolare effettuato in Italia dello standard Hybrid Broadcast Broadband TV per l’erogazione di servizi audiovisivi e radiofonici sulla piattaforma terrestre nell’ottica di integrare broadcast e IP (nella consapevolezza diffusa che quest’ultima piattaforma finirà per sostituire la distribuzione via etere nell’arco di una decina d’anni), modernizzando la regolamentazione ed aprendo l’ecosistema mediatico a nuove opportunità.
Agcom recepisce i cambiamenti del mercato
La televisione digitale terrestre è a un bivio: restare ancorata al modello trasmissivo tradizionale (broadcast), oppure aprirsi in modo strutturato alla convergenza con l’online.
Prima indagine organica sulla HBBTV
Quella promossa dall’Autorità con la delibera 138/25/CONS è la prima indagine organica sull’argomento in Italia, pensata per raccogliere dati, esperienze e indicazioni dagli operatori del settore, con l’obiettivo di verificare l’efficacia delle norme vigenti e valutare eventuali aggiornamenti regolatori, evidentemente anche sulla base di richieste di chiarimenti poste dagli operatori.
HBBTV: una tecnologia ponte tra TV tradizionale e contenuti IP
Ma cosa è, tecnicamente, la HBBTV?
Lo standard HBBTV è una tecnologia aperta e interoperabile definita a livello europeo (ETSI TS 102 796), già largamente implementata nelle smart TV. A differenza delle app preinstallate (come Netflix, Prime Video o RaiPlay) od installabili su richiesta dell’utente (scaricandole dagli store dei televisori), le applicazioni HBBTV non risiedono nella memoria dell’apparato, ma vengono attivate dinamicamente (su device HBBTV enabled con funzionalità attiva) tramite i segnali broadcast (multiplex DTT), che contengono gli URL dei flussi streaming associati.
In questo modo, senza navigare tra menu o store digitali, l’utente può accedere, direttamente da un canale numerato (LCN), a contenuti interattivi, on demand o in streaming lineare.
Standard europeo vs statunitense
In relazione alle emittenti che vi aderiscono, la HBBTV può essere definita lo standard europeo al quale si contrappone quello statunitense ATSC 3.0.
Il modello HBBTV originario
La HBBTV nella sua formulazione d’impiego originaria rimandava all’utilizzo del Telecomando virtuale, della Catch-up TV (la riproposizione on demand di programmi andati in onda in forma lineare sul DTT), all’interazione coi social network, alla funzione “Cerca”, ai contenuti On demand, all’EPG, al Restart ed all’Highlight.
Ibrido nell’ibrido
Tuttavia, complice l’indisponibilità di capacità trasmissiva sui mux nazionali dopo la riduzione del numero delle reti causata dal refarming della banda 700 MHz (in assenza dell’originariamente previsto passaggio, entro il 30/06/2022, alla modulazione T2, che avrebbe aumentato la banda disponibile), in Italia si è diffuso l’impiego dello standard con finalità diverse da quelle inizialmente previste da chi lo aveva ideato.
Di necessità virtù
Al primo caso (impiego ibrido DTT+IP) appartengono quei canali comunque fruibili (a bassa qualità) anche da chi non dispone di smart tv HBBTV enabled connesse alla rete con la funzione specifica attiva.
Impieghi HBBTV singolari
Al secondo (jump diretto, senza contributo lineare in chiaro di tipo broadcast), aderisce un modello di utilizzo più estremo, che sfrutta una ridottissima quantità di capacità trasmissiva unicamente per ospitare un cartello associato al logical channel number (LCN) del FSMA (fornitore di servizi di media audiovisivi), col quale il fornitore di contenuti avverte l’utente con tv HBBTV enabled non ancora connessa (o con funzionalità HBBTV non attiva), della possibilità di accedere al contenuto (o contenuti IP ulteriori) con passaggio immediato (in caso di device predisposto ed attivato per la conversione DTT/IP).
La HBBTV come bouquet di contenuti terzi non convince
Viceversa, si è assistito al progressivo tramonto dei bouquet HBBTV che ospitano contenuti terzi: troppo complicato l’impiego per il pubblico dei contenuti lineari (che raramente va oltre i due click) e modesto il ritorno d’audience per i content provider.
Evolve al contrario lo sfruttamento come prodromo all’OTT
Quel che è certo è che la HBBTV è evoluta notevolmente attraverso gli impieghi italiani (come detto non vi è evidenza di sfruttamento simile in altri paesi europei), rappresentando un prodromo allo sviluppo – da parte dell’editore che la associa al proprio LCN – di piattaforme over-the-top (OTT), cioè disintermediate rispetto alle reti broadcast. Ovviamente, essendo la HBBTV inscindibilmente legata al DTT (se cade il segnale via etere cede anche la connessione sottostante), non si può parlare di disintermediazione in senso tecnico delle reti di trasmissione via etere, ma esclusivamente di proposizione parallela di una piattaforma ospitata mediante specifica app negli hub delle smart tv.
Specchietto
In sostanza, uno specchietto promozionale per favorire l’affermazione della piattaforma OTT principale (come una volta erano i canali DTT di Sky per raccogliere abbonati alle piattaforme pay per view sat e poi IP).
Canali lineari ancillari, catch up ed on demand
In questa fattispecie, la HBBTV è impiegata (soprattutto dalle emittenti radiofoniche) per realizzare bouquet di canali lineari ancillari tematici rispetto a quello principale (cui è collegato l’LCN che innesca la funzionalità IP), ma anche alla soddisfazione delle richieste degli utenti di rivedere contenuti già andati in onda via etere (cd. catch up) oppure originali (on demand).
Passo intermedio verso il DVB-I
A ben vedere, questo particolare impiego della HBBTV, è un passaggio intermedio verso il DVB-I, che – ormai tutti ne sono convinti – sarà l’approdo definitivo della tv lineare.
Call to action
Nell’indagine conoscitiva ex Del. 138/25/CONS, Agcom codifica termini introdotti su queste pagine sin dal 2020 e da tempo assimilati dal mercato, come la call-to-action (un messaggio a schermo che invita a premere un tasto specifico del telecomando, di norma uno dei quattro colorati), oppure il passaggio automatico dal canale lineare broadcast al flusso streaming (modalità jump), che rendono la user experience semplice ed immediata.
Jump (broadcast independent o broadcast-related)
Quest’ultima funzione è applicata, come detto, generalmente a canali a basso bitrate che, alla presenza di tv predisposte, effettivamente connesse e con funzione HBBTV attivata, in automatico, dopo qualche istante di latenza (cd. “nero”) dirottano il televisore sul contenuto streaming (ovviamente di maggiore qualità audio/video), a quelle dove il contenuto DTT non è proprio disponibile, quindi qualcosa di assimilabile al DVB-I. Si tratta di soluzioni c.d. broadcast independent o broadcast-related.
Multirisoluzione
La multirisoluzione (termine innovativo introdotto da Agcom in questa occasione) ha la medesima funzionalità sottesa al jump, ma con attivazione volontaria dell’utente (come detto, quasi sempre attraverso uno dei tasti colorati del telecomando).
Dai palinsesti lineari al contenuto su misura: i nuovi scenari applicativi
L’indagine conoscitiva ex Del. 138/25/CONS, in definitiva, mira ad accertare come le potenzialità applicative della HBBTV siano molto più ampie rispetto a quelle sinora sfruttate in Italia. Oltre al semplice simulcast in qualità migliorata (automatica, con la soluzione jump, o su richiesta normalmente con una call to action rappresentata da uno dei tasti colorati del telecomando), lo standard consente la diffusione di contenuti VOD, replay, guide ai programmi interattive, informazioni meteo e notizie, quiz, giochi, servizi pubblici (e-government, e-health), e-commerce televisivo e soprattutto pubblicità mirata (targeted advertising). Utilizzi, come detto, che hanno trovato scarso impiego in Italia, ma di cui, giustamente, Agcom desidera acquisire conferma per la definizione del perimetro operativo dello standard.
Pubblicità personalizzata
Molto più interessante, invece, il fatto che, attraverso il connubio DTT/IP, è possibile sostituire dinamicamente gli spot trasmessi in lineare via broadcast con versioni personalizzate IP in base al profilo dell’utente.
Il concetto di addressable tv
Una delle implicazioni più rilevanti dell’impiego della HBBTV con funzioni addressable tv è, infatti, quella per cui, a seconda del modello di TV utilizzato, due telespettatori che sintonizzano lo stesso canale (LCN) possono ricevere contenuti parzialmente diversi. Un utente connesso potrebbe vedere una pubblicità interattiva anche su scala ultralocale (con uno sfruttamento dell’opportunità da parte di FSMA nazionali portato all’attenzione pubblica da Newslinet esattamente un anno fa) o accedere a un bouquet IP alternativo, mentre chi possiede un televisore tradizionale riceverà solo il flusso lineare.
Palinsesto e canale
Un fenomeno che ridefinisce la nozione stessa di “palinsesto” e di “canale”, aprendo scenari editoriali inediti, ma anche interrogativi su uniformità dell’offerta, responsabilità editoriale e misurazione degli ascolti.
Nuovi modelli di business e rischi di frammentazione
Con l’allegato A alla delibera 138/25/CONS, Agcom invita pertanto gli stakeholder ad esprimersi anche sui modelli economici che l’utilizzo della HBBTV con le soluzioni adottate in forma originale in Italia può abilitare. L’integrazione tra broadcast e IP crea infatti le condizioni per monetizzare meglio l’audience televisiva: da un lato ampliando l’inventario pubblicitario grazie alla pubblicità indirizzata, dall’altro riducendo i costi di distribuzione per contenuti secondari, di catalogo o locali, ma anche e soprattutto evitando la schiavitù della capacità trasmissiva DTT, quantomeno sulle smart tv effettivamente connesse (che sono comunque ormai la maggioranza dei televisori in Italia).
Opportunità anche per la radiofonia
L’infrastruttura HBBTV può diventare inoltre un canale privilegiato per operatori radiofonici che, non solo possono estendere i propri flussi lineari in alta qualità audio (e video nel caso delle visual radio) anche attraverso il device più prossimo all’utente nell’indoor, la TV per l’appunto, ma anche per integrare la propria offerta editoriale con radio verticali (ancillari o meno) o per promuovere branded content digitali per conto di enti interessati a nuovi spazi di comunicazione.
Criticità strutturali
Tuttavia, questa convergenza comporta, anche alcune criticità strutturali: in primis, l’esigenza di copertura radioelettrica adeguata per innescare i contenuti HBBTV (se la ricezione DTT non è perfetta, la funzionalità HBBTV non può esprimersi anche se la connettività è ottimale), configurazioni standardizzate e dispositivi compatibili (non tutte le smart TV supportano le ultime versioni dello standard).
Ulteriore moltiplicazione di contenuti
Un altro rischio (comunque ineludibile, perché fisiologico nell’offerta IP disponibile a prescindere all’affermazione della HBBTV) è che la moltiplicazione dei contenuti personalizzati sullo stesso LCN complichi la fruizione e minacci la coerenza editoriale dei canali, con effetti anche sulla trasparenza delle scelte editoriali.
Il quadro normativo alla prova della convergenza
L’indagine conoscitiva ex Del. 138/25/CONS punta infatti a verificare la coerenza dell’attuale sistema regolatorio con le dinamiche tecnologiche in atto. Il TUSMA (D. Lgs. 208/2021) e le delibere Agcom pertinenti (LCN, FSMA, piano DTT, ecc.) operano su presupposti distinti tra trasmissione lineare e servizi a richiesta, tra contenuti broadcast e IP e tra TV e applicazioni. Con l’affermazione della HBBTV, queste linee di demarcazione si fanno sfumate. La stessa numerazione automatica, che vincola i fornitori di servizi ai contenuti dichiarati e autorizzati, può essere di fatto bypassata o sovrapposta da servizi IP, modificando l’identità percepita del canale.
Responsabilità editoriale
Un nodo centrale resta la responsabilità editoriale, requisito essenziale per ottenere i titoli abilitativi. Nel caso di contenuti HBBTV non direttamente collegati al FSMA/LCN ospitante, tali attività potrebbero rientrare tra quelle previste dall’art. 28 del TUSMA (come i servizi interattivi associati o di accesso condizionato) oppure essere disciplinate dalla Delibera 295/23/CONS, che regola i servizi di media audiovisivi offerti su reti elettroniche diverse dal broadcast tradizionale.
Evoluzione ordinata ed efficace dell’ecosistema a/v
Nel caso di contenuti attivati da URL esterni, l’individuazione del soggetto responsabile e dei criteri di vigilanza (anche per i Corecom) diventa infatti più complessa. In questo senso, l’indagine ex Del. 138/25/CONS sarà funzionale anche alla definizione di eventuali aggiornamenti della disciplina vigente, per garantire un’evoluzione ordinata ed efficace dell’ecosistema audiovisivo.
Una consultazione pubblica aperta a tutto il settore
L’Autorità ha articolato l’indagine in quattro ambiti tematici:
1) utilizzi dello standard;
2) contenuti fruibili;
3) modelli di business ed impatto tecnologico;
4) aspetti giuridici e regolatori.
I soggetti interessati – operatori, associazioni, enti pubblici, fornitori tecnologici – potranno partecipare fornendo contributi scritti entro 45 giorni dalla pubblicazione (avvenuta il 03/06/2025), con possibilità di proroga motivata.
Flessibilità dell’indagine ex Del. 138/25/CONS
Agcom si riserva anche di modificare il perimetro dell’indagine, in base agli esiti preliminari o all’emergere di nuove evidenze. Una flessibilità che denota la consapevolezza dell’Autorità di trovarsi di fronte a un passaggio critico per la governance dell’ecosistema televisivo, che non può più prescindere dalla dimensione ibrida e connessa.
Documentazione
Qui per consultare la documentazione sottesa alla Delibera n. 138/25/CONS:
2) ALLEGATO A (Indagine conoscitiva sull’utilizzo dello standard Hybrid Broadcast Broadband Tv (HBBTV) per la fornitura di servizi di media audiovisivi e radiofonici tramite piattaforma televisiva digitale terrestre
3) ALLEGATO B (Modalità di partecipazione). (A.N. per NL)