Radio. Braccio di ferro tra broadcaster e automotive: il punto su iniziativa EBU Radio Ready. Prominence ora o sarà battaglia di retroguardia

Radio Ready

Nel mondo dell’auto sempre più digitalizzata, la radio rischia di diventare un’app fra le altre, se non viene difesa con criteri precisi di prominence: cioè visibilità preferenziale, reperibilità immediata e integrazione con i comandi vocali.
Proprio su queste leve si gioca la sopravvivenza del mezzo radiofonico nel cruscotto connesso, come emerge chiaramente dall’iniziativa europea Radio Ready, assunta sotto il cappello dell’EBU (European Broadcasting Union) e dalle recenti mosse in avanguardia dell’Italia, di cui abbiamo dato conto in anteprima nei giorni scorsi.

Sintesi

Nel mondo delle auto connesse, la radio rischia di ridursi ad un’app tra le tante se non viene tutelata attraverso criteri di prominence, attraverso visibilità, reperibilità e controllo vocale.
L’iniziativa europea Radio Ready, promossa dall’EBU, punta a garantire che la radio resti centrale nei cruscotti digitali, con accesso diretto da pulsanti o icone evidenti, collegamenti fluidi alle app e comandi vocali che attivino il sintonizzatore nativo, senza intermediari.
In parallelo, l’Italia ha notificato alla UE una modifica normativa per rendere obbligatoria la presenza dei ricevitori FM e DAB+ nei veicoli connessi, mentre la procedura Agcom sulla prominence dei servizi di interesse generale è ancora in stallo.
Insomma, la sfida non è più tecnica ma esperienziale: la radio deve essere subito visibile, accessibile “in un click” ed integrata nei comandi vocali senza filtri di terze parti.
Restano però ostacoli come i sistemi chiusi dei costruttori, la frammentazione delle app ed i ritardi regolatori.
Ma anche l’approccio mentale: non è solo una questione di broadcasting, ma di centralità dell’esperienza d’ascolto.

L’iniziativa EBU e la strategia Radio Ready

La European Broadcasting Union ha aggiornato il suo Connected Car Playbook, ribattezzato per l’occasione Radio Ready for Connected Car, per includere oltre ai broadcaster di servizio pubblico anche le radio commerciali.

Radio Ready to play

Tre sono i concetti chiave della iniziativa Radio Ready: prominence dell’accesso, reperibilità immediata dei contenuti e gestione attraverso comandi vocali.

Prominence

Il termine in Italia è ampiamente noto, anche se la procedura innovativa per conseguire la prominence dei Servizi (di media audiovisivi) di Interesse Generale (cioè le emittenti autorizzate a livello amministrativo e dotate di testata giornalistica), avviata per prima dal nostro paese in Europa attraverso la delibera 390/24/CONS di Agcom, si è arenata in pastoie burocratiche. Ma il concetto fissato dal protocollo Radio Ready è chiaro: la prominence deve essere applicata all’automotive, come sollecitato da Newslinet da dieci anni a questa parte. La radio deve avere una posizione privilegiata nel sistema di infotainment dell’auto, con un pulsante fisico o un’icona ben visibile, sempre presente e di facile accesso.

Reperibilità

La seconda priorità nello schema di Radio Ready è che le app radiofoniche (aggregatrici ovviamente, essendo impensabile la presenza delle applicazioni singole se non attraverso selezione volontaria dell’utente) siano facilmente integrabili ed accessibili, con collegamenti diretti col dashboard, senza passaggi tortuosi.

Controllo vocale

Come sollecitiamo da tempo su queste pagine, il terzo livello di intervento di Radio Ready riguarda la reattività ai comandi vocali in forma non intermediata da terze parti (oggi per comandare l’ascolto dell’auto attraverso Android Auto ed Apple CarPlay occorre essenzialmente scaricare l’applicazione TuneIn per conseguire una semplificazione del processo).

No agli intermediatori

Secondo tale approccio, la prima richiesta vocale dell’utente dovrebbe indirizzarsi al sintonizzatore integrato (non ad un’app di terze parti, come appunto TuneIn), qualora l’utente chieda “riproduci Radio X” o “ascolta stazione Y”. Presupposto che apre ad un’altra enorme problematica, non analizzata però da EBU: quello del naming radiofonico.

L’obiettivo dell’iniziativa Radio Ready

Tomas Granryd (manager di Sveriges Radio), coordinator EBU Connected Car Playbook, ha dichiarato che l’obiettivo è condividere “una visione unificata fra broadcaster pubblici e commerciali” per il sistema radiofonico nei veicoli. In sostanza: non basta che la radio ci sia, deve essere immediatamente visibile, selezionabile e comandabile a voce.

L’Italia si mobilita

Intanto, a livello nazionale, l’Italia ha compiuto un passo deciso. Con la notifica n. 2025/0550/IT inviata alla Commissione UE il 1° ottobre 2025, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), a seguito di una segnalazione di Agcom, ha proposto di modificare l’art. 98-vicies sexies del Codice delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. 259/2003), stabilendo che tutti i nuovi veicoli con sistemi di infotainment connessi debbano essere dotati di un ricevitore capace di sintonizzare radio terrestri analogiche (FM) e digitali (DAB+).

Obbligo di ricevitore broadcast nei veicoli connessi

L’intento è evitare che i costruttori veicolino la fruizione della radio esclusivamente via streaming, escludendo la radio broadcast dai cruscotti digitali, minando così l’universalità del servizio.

L’intento della prominence italiana

Per contro, rimangono ancora dei meri intenti le linee guida sulla prominence dei servizi radio e audiovisivi di interesse generale predisposte da Agcom attraverso la delibera 390/24/CONS e sottoposte a nuova consultazione pubblica a seguito di ricorsi avanzati da produttori di smart tv (Samsung), Google e l’associazione di settore Anitec-Assinform.

Deep system

Il provvedimento, che era anticipatorio dell’iniziativa Radio Ready (che di fatto probabilmente l’ormai la supererà), prevedeva obblighi di visibilità sulle interfacce degli apparati (inclusi quelli automobilistici) affinché tali servizi non restassero nascosti nelle profondità del sistema operativo.

Le tre leve strategiche per le emittenti italiane

Analizzando visibilità, reperibilità e controllo vocale, è possibile delineare le responsabilità e opportunità per gli editori radiofonici italiani. Ne parliamo con Massimo Rinaldi, ingegnere e CTO di Com-Nect, società di ibridazione radiotelevisiva (gruppo Consultmedia).

Visibilità del pulsante radio

“Un tasto fisico o grafico ben collocato (preferibilmente nella schermata principale) è la base. Se la radio resta nascosta in menu secondari, rischia di essere ignorata. Nel contesto automobilistico, la competizione è elevata: app musicali, podcast, servizi di streaming. Occorre che il sistema dia priorità alla radio come servizio “di default” anziché relegarla ad un livello inferiore”, spiega l’ing. Rinaldi

Reperibilità: dal cruscotto alla radio in un click

“La user experience dev’essere fluida: l’automobilista passa dalla dashboard al contenuto radio (live oppure on-demand) con il minor numero di passaggi possibile. Se si chiede “ascolta Radio X” e l’auto deve navigare in un labirinto di sotto-menu o lanciare un’app esterna, l’esperienza è spezzata. E’ essenziale che il sistema, una volta scelto il canale, passi istantaneamente alla streaming app nativa o al flusso broadcast, senza intermediatori”, osserva l’ingegnere.

Controllo vocale

“Quando l’automobilista chiede al sistema: “riproduci Radio Y”, il sintonizzatore (broadcast o ibrido) dovrebbe attivarsi direttamente. Non si dovrebbe dover chiedere “apri l’aggregatore Z e poi cerca la stazione X”, passando per app di terze parti. L’user experience deve essere immediata, con un solo intento: comando → radio attiva.

La radio deve “rispondere” da sola

Nondimeno, se l’utente richiede un podcast o contenuto su un servizio specifico (es. “fammi sentire il podcast di SR Play”), l’auto dovrebbe attivare l’app corretta con tutte le sue funzionalità: metadata, suggerimenti, personalizzazioni”, puntualizza il CTO di Com-Nect.

Il principio cardine di Radio Ready

Una modalità, quella descritta, che si riallaccia ad un principio del Playbook EBU: quando un contenuto è richiesto, deve partire dal primary hybrid radio application, non da un’app generica esterna o di terze parti.

Le barriere e i rischi

Ma quali solo le barriere ed i rischi? “Sicuramente le logiche proprietarie dell’auto: molti veicoli integrano sistemi infotainment chiusi, con accordi commerciali e priorità alle piattaforme principali, penalizzando soluzioni radio indipendenti.

Affidabilità delle richieste vocali

Poi va risolta l’attuale scarsa affidabilità dei comandi vocali: come evidenziato dagli stessi promotori del Playbook, se il comando vocale non funziona al primo tentativo, l’utente difficilmente insisterà”, avverte Rinaldi.

Ecosistemi multipiattaforma troppo frammentati…

“Inoltre molte app radio hanno versioni diverse su sistemi iOS/Android, widget, app proprietarie, complicando l’integrazione uniforme con l’auto. A sfavore giocano anche i ritardi regolatori: se la procedura normativa si allenta (o procede a rilento), i costruttori potrebbero prevalere nel disegnare sistemi che penalizzano la radio.

… e ritardi regolatori

Il caso italiano è emblematico: pur essendo pioniera nel promuovere obblighi di ricevitore broadcast, la lentezza dell’iter può consentire ai produttori auto di anticipare scelte hardware/UX che sfavoriscono la radio”, conclude l’ingegnere.

Non è (solo) una questione di broadcasting, ma di centralità

Insomma occorre superare l’approccio ancora propinato da qualche parruccone ancorato ai manuali americani radio anni ’90: la forma della trasmissione (FM, DAB+, IP), non è prioritaria. Lo è, invece, l’esperienza che l’auto offre all’ascoltatore.

Battaglia complessa

La battaglia non è solo nel garantire che la radio sia tecnicamente presente, ma che sia visibile, accessibile e comandabile con semplicità. (M.L. per NL)

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