Radio. Quelli che si pensava fossero ormai principi consolidati della radio 4.0 cedono sotto la pressione della continua innovazione

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Le nuove regole dettate dalle modifiche degli algoritmi di Google, Facebook, Instagram, ecc. mediate dall’Intelligenza Artificiale stanno scombussolando equilibri (più o meno) consolidati nel settore editoriale, imponendo la revisione di strategie ritenute vincenti solo un anno fa.
Non ne è esente, chiaramente, il sottoinsieme radiofonico, che sta subendo gli ennesimi scossoni, potenziati da avvicendamenti tecnologici sull’automotive – cioè il principale ambiente di fruizione dei relativi contenuti – e, di converso, sulle piattaforme broadcast.
Vediamo cosa è successo, cosa sta succedendo e cosa, probabilmente, succederà.

Il metodo espositivo

Esporremo la nostra analisi elencando, per ogni piattaforma, quelli che erano i princìpi consolidati e quelli innovati.

Piattaforme: l’app

Partiamo dalle app proprietarie.
I principi consolidati, a riguardo, sono: puntiamo tutto sull’app, perché essa è la principale piattaforma proprietaria di un editore radiofonico dopo la FM ed il sito web.

Integrazione

I principi innovati, invece, suggeriscono che se l’app non è integrata in un ecosistema OTT, essa, concretamente, serve a poco. Non basta infatti (più) convincere un utente a scaricare la propria applicazione.

Funzionalità…

Occorre spingerlo ad utilizzarla, ad aggiornarla. Dalla stessa l’utente deve poter interagire col sito web, coi canali social dell’emittente e con le eventuali applicazioni sussidiarie.

… in evoluzione

L’app deve poi essere compatibile con i continui upgrade dei sistemi dell’automotive. Un’app finalizzata a veicolare un mero flusso streaming verrà presto emarginata tra le icone dello smartphone.

Invito alla rimozione

E, dopo un po’, lo stesso suggerirà di rimuoverla. Invito che l’utente, quasi sempre, seguirà per rendere meno congestionato il suo display.

Integrazione

Per far ciò occorre far evolvere l’app in un sistema OTT, cioè un collettore di contenuti (live streaming, podcast, catch-up, articoli, ecc.) chiaramente di pregio, interattivo e che incentivi (avvertendolo) l’utente a frequentarla. E ad uscirvi il meno possibile, perché soddisfatto dell’offerta, che ne esaurisce i fabbisogni specifici.

Contenuti

Naturalmente, l’app, deve poi – come l’intero sistema – essere alimentata regolarmente di contenuti audio, video, testuali.

Piattaforme: la visual radio

Circa la visual radio, i principi consolidati sono che la multipiattaforma sia imprescindibile e che la radio sia (ormai) anche visiva, sicché occorre presidiare gli apparecchi tv. DTT in testa.

Spazio alle smart tv

I principi innovati, invece, prendono atto del fatto che il digitale televisivo terrestre sta lasciando sempre più spazio all’IP, con la diffusione della connettività e delle smart tv.

Prove e controprove

Lo si vede tranquillamente dai rilievi d’ascolto: se non credete ai dati TER o volete una controprova, date un occhio a quelli Auditel. 

Le regole delle smart tv

Ma l’universo delle tv connesse segue le consuete regole del web, il cui primo comandamento è farsi trovare. Di qui l’esigenza di essere integrati in piattaforme OTT (come quelle FAST).

Interessanti

Ma per esserlo occorre – al solito – disporre di contenuti di pregio che possano essere considerati interessanti per le piattaforme stesse (e la relativa utenza).

Oltre le app per smart tv

Disporre di app per tv Android, Samsung, LG è ovviamente importante, ma di per sè non basta, esattamente come non basta avere un’app sugli store di Google ed Apple.

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OTT

Peraltro, esattamente come per l’app per smartphone, quella per le smart tv dovrebbe disporre dei contenuti on demand (catch-up e podcast).

Non solo live streaming

In realtà, l’obiettivo torna ad essere quello iniziale: un sistema OTT integrato, che veda anche l’impiego di piattaforme HBBTV evolute che non si riducano al solito live streaming.

Mosaici

E tantomeno ai mosaici con canali assortiti cui siamo stati abituati negli ultimi anni.

Piattaforme: FM/DAB+

Sulla diffusione analogica (FM), i principi consolidati vorrebbero che della FM non si possa fare a meno, né si potrà farlo per dieci anni.

Orizzonte degli eventi

Viceversa, i principi innovati suggeriscono che, se avete in animo di investire in FM, è altamente consigliabile studiare piani d’ammortamento non superiori ai 5 anni, perché gli indicatori sono chiari: nel 2025 la ricezione radiofonica digitale (DAB+IP) supererà quella analogica.

Il metodo impiegato dall’Agenzia delle entrate

Liberi ovviamente di credere a chi racconta il contrario, ma la stessa Agenzia delle entrate aderisce a questa proiezione, applicando un correttivo (nel metodo di valutazione addotato dall’AdE, il criterio N9 = successione tecnologica digitale) nell’ambito dei procedimenti di accertamento sui valori di compravendita di asset radiofonici.

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Processo di attualizzazione delle immobilizzazione

E non è un caso che molti player nazionali abbiano in corso procedure di attualizzazione di compendi FM iscritti a bilancio a valori ormai scollegati dalla realtà.

Espositori assenti

Bilanci, dove, invece, non sono adeguamente valorizzati gli espositori di contenuti digitali.

FM sempre meno centrale nella multipiattaforma

Quindi, certamente la FM è ancora un elemento importante della multipiattaforma, ma è nella logica delle cose che progressivamente cederà terreno alle piattaforme digitali, cioè DAB+ e IP. 

Piattaforme: aggregatori di flussi streaming

Sugli aggregatori abbiamo su queste pagine speso fiumi di parole, non sufficienti, però, a scongiurare la banalità, in questo caso non di principi consolidati, ma di luoghi comuni (anche abbastanza superficiali o ingenui, verrebbe da dire), che vorrebbero che la presenza dei propri contenuti su terze parti vada limitata al massimo.

Ingenuità o superficialità

E ciò perché gli aggregatori indipendenti sarebbero soggetti parassitari, che li sfruttano monetizzandoli (attraverso formule pubblicitarie quali digital audio, display, ecc.) senza prevedere accordi di retrocessione degli introiti.

Frammentazione

In realtà, i principi innovati insegnano che la frammentazione della distribuzione dei contenuti su piattaforme OTT non solo è accettabile, ma va anche incentivata.

Cross platform

Si osservi, a titolo indicativo, quello che sta succedendo non solo con la cd. cross platform in ambiente tv con Amazon Prime Video Channels, ma anche con i più recenti televisori che riassumono nell’hub gli ultimi contenuti visti a prescindere dalla piattaforma che li ospita (es. una fiction di Rai Play a fianco di un film di Netflix e di un documentario di Prime Video), prevedendone l’accesso diretto.

Facilitatori

Anche perchè si tratta di strumenti di facilitazione ed amplificazione, né più né meno di come lo sono i social media.

Nesso di reciprocità

La circostanza che i collettori di flussi streaming lucrino sui contenuti attraverso strumenti come il preroll o il dislay (il midroll non è quasi mai previsto) è un normale nesso di reciprocità, anche perché essi, naturalmente, non hanno la possibilità (né l’interesse) di agire sui messaggi pubblicitari integrati nel palinsesto.

Nativi digitali

Sui prodotti non analogici, i principi consolidati (in realtà molto banali), vorrebbero che un nativo digitale non riuscirà ad emergere o comunque faticherà ad affermarsi non disponendo del supporto dell’infrastruttura FM.

Affermazione (in)condizionata

I principi innovati, invece, dimostrano come se il nativo digitale presidia ogni piattaforma e struttura la propria proposta editoriale secondo le più recenti tecniche per la determinazione delle modalità di soddisfazione della domanda (contenuto inedito, o comunque dotato di valore aggiunto), dell’individuazione di una efficace denominazione e della sua successiva identificazione nel complesso dell’offerta radiofonica, è probabile che la sua affermazione non sarà pregiudicata dall’assenza del vettore analogico. (M.R. per NL)

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