La comparsa dell’icona Car Radio in Android Audio, evidenziata in questi giorni dal portale di informazione sulle features di Google e dei sistemi Android 9to5Google, riporta d’attualità la volontà delle big tech di controllare (anche) la somministrazione dei contenuti broadcast nelle more della loro completa disintermediazione.
Sintesi
Il sito di analisi dei sistemi Android, 9to5Google, focalizza la possibilità di controllare direttamente le fonti audio broadcast in auto (AM/FM/DAB+/HD Radio) – oltre a quelle streaming – attraverso la nuova funzione, Car Radio, del sistema Android Auto, bypassando i comandi nativi dell’autoradio, in un contesto già aggravato dal fatto che alcune case automobilistiche hanno avviato il processo di eliminazione del ricevitore broadcast, sostituendolo con semplici connessioni bluetooth.
La tendenza solleva preoccupazioni nel settore radiotelevisivo, per la progressiva disintermediazione delle reti broadcast dall’automobile, esattamente come avviene con la tv attraverso la ricezione lineare e on demand in streaming.
In parallelo, si riafferma la necessità di adottare criteri di preselezione basati sulla prossimità geografica dell’utente (proxy), e di semplificare l’accesso ai contenuti per non perdere ascolti, in un mercato dominato dalla logica one click e da una molteplicità di canali spesso disordinati.
Il rapporto tra Radio ed Adroid Auto ed Apple CarPlay
Nei giorni scorsi abbiamo dato conto della segnalazione effettuata ad Agcom dalla associazione di categoria radiotelevisiva MAVE (Media AudioVisivi Europei) sulla tendenza progressiva dei sistemi di infotainment di Google (Android Auto) ed Apple (CarPlay), integrati nella quasi totalità delle nuove auto, di assumere il controllo delle fonti audio (quindi anche la radio) in sede di somministrazione di contenuti all’utente.
Un alert rafforzato ora dalla scoperta, da parte di 9to5Google, piattaforma di informazione specializzata sulle features di Google e del suo sistema operativo Android, di una icona con simbolo della radio integrata nella stringa di codice che rimanda a Car Radio, cioè la funzione di cui avevamo parlato a luglio dello scorso anno, che punta, se non a disintermediare il broadcast dall’auto, quantomeno a gestire dall’interno (di Android Auto) l’autoradio stessa.
L’icona nascosta di Car Media
L’icona “scoperta” da 9to5Google che mostriamo sopra, secondo gli analisti del sito, rimanda a “qualche forma di controllo dei media radiofonici all’interno di Android Auto”.
Controllo attraverso Gemini Live
Secondo i softwaristi di 9to5Google “Android Auto starebbe aggiungendo la funzionalità per il controllo dell’autoradio con Car Radio, tramite un nuovo aggiornamento dell’applicazione che avviene con il supporto di Gemini Live (l’I.A. di Google, creata per supportare l’utente in modo più naturale ed intuitivo attraverso la voce, la fotocamera e la condivisione dello schermo, in particolare, naturalmente, coi device che utilizzano il sistema operativo Android, ndr)”.
Il quadro dell’intento di Google sull’autoradio
Data l’importanza della questione, abbiamo assemblato le informazioni sin qui acquisite per definire il quadro della situazione.
Car Radio nella nuova versione di Android Auto
Come avevamo anticipato già a luglio 2024, Google sta lavorando sulle ultime versioni di Android Auto per disintermediare i comandi dell’autoradio, con l’obiettivo di gestire la somministrazione dei contenuti audio via etere (broadcast) dall’interno del proprio sistema. “Fin qui (cioè prima dell’introduzione di Car Media, ndr) – spiegava in quella occasione 9to5google.com – Android Auto assumeva il controllo dei media sull’auto, supportando app e servizi che riproducono musica e podcast dallo smartphone dei presenti all’interno dell’auto (YouTube Music, Spotify, Amazon Music, ecc.)”.
Tutto ciò che è compatibile va sul dashboard
Essendo una forma di mirrorlink, tutto quello che è presente sullo smartphone e compatibile con Android Auto, è proiettato sullo schermo, comprese le app radiofoniche (aggregatori e applicazioni specifiche delle singole emittenti ).
Percorsi disomogenei
Tuttavia, mentre la procedura per passare dall’autoradio ad Android Auto è immediata, il percorso contrario è spesso complesso e quasi mai one click.
L’idea
Ed è proprio per agevolare – nell’interesse dell’utente (almeno apparentemente) – questo scambio di piattaforme che servirebbe l’ipotetico upgrade, attraverso un “supporto per il controllo della radio via etere da Android Auto”.
Le stringhe
Già nelle versioni 12.3 e 12.4 gli analisti di 9to5Google avevano individuato nuove stringhe che accennavano al supporto per i controlli Car Radio (integrata in Car Media), che includevano il passaggio tra stazioni AM, FM, DAB, HD Radio (cfr. immagine sotto riportata).
Funzionalità recondite
“La funzionalità non ancora attiva potrebbe apparire come un’app, forse usando la stessa interfaccia utente di base di altre applicazioni multimediali; oppure, come scorciatoia verso il software nativo dell’auto (anche se ciò sembra meno probabile, soprattutto perché richiederebbe aggiornamenti software da parte dei produttori dell’autovettura)”, concludeva 9to5google.com
Gemini Live
Ma la volontà di disintermediare l’autoradio passa anche per altri indizi. Sempre 9to5google, infatti, sottolineava già a settembre 2024 come Google stesse “lavorando a un paio di nuove funzionalità, con un ulteriore supporto per i “media locali” dall’auto attraverso l’integrazione di Gemini Live”.
Cosa è Gemini Live
Gemini Live è una nuova feature di Google (attualmente disponibile per gli abbonati a Gemini Advanced su Android) basata sulla intelligenza artificiale, che consente conversazioni in tempo reale e hands-free, attraverso dispositivi mobili. Parte del sistema Gemini, Gemini Live, permette interazioni fluide e naturali, integrandosi profondamente con app come Google Keep e YouTube Music.
Il target
L’obiettivo è offrire assistenza avanzata, migliorando sia le attività quotidiane che le ricerche complesse senza dover saltare tra applicazioni utilizzando, in ambiente automotive, Android Auto come “centrale di comando”.
OTT vs OTA vs OTT
Tornando al caso specifico dell’ascolto radiofonico, attualmente chi vuole passare dall’ascolto OTT (over the top, streaming) tramite Android Auto a quello OTA (over the air, quindi broadcast) AM/FM/DAB+/HD Radio, dovrebbe uscire dal sistema e passare all’autoradio integrata, mentre attraverso la shortcut ipotizzata si avrebbe uno switch istantaneo, ovviamente sotto il controllo di Google e presupponendo che l’emittente radiofonica stia correttamente inviando le informazioni per favorire lo scambio (in sostanza, sul modello hybrid radio di RadioDNS e di DTS AutoStage).
Il precedente
“In realtà, alcune auto consentono già di ascoltare la radio integrata mentre si usa Android Auto, ma spesso ciò richiede di destreggiarsi tra il sistema di Google ed il software nativo della vettura. Il che può causare problemi e, quasi certamente, distrarre il guidatore”, scrivevamo a luglio 2024.
L’idea
Per agevolare questo scambio di piattaforme, l’upgrade potrebbe fornire – sottolineavamo – un “supporto per il controllo della radio via etere da Android Auto”.
Le pericolose tendenze all’emarginazione dell’autoradio
Un male o un bene per gli editori?
Difficile dirlo in questa fase: l’iniziativa di Google potrebbe essere una sponda importante per i broadcaster in un momento in cui le case automobilistiche stanno tentando di eliminare elementi non ritenuti più essenziali, come il navigatore nativo, sostituito dalle applicazioni di viabilità presenti sullo smartphone e quindi sfruttabili con Android Auto ed Apple CarPlay e, soprattutto, l’autoradio stessa.
La segnalazione di Agcom al Governo per la tutela dell’autoradio sulle nuove auto
I precedenti di Citroen e Renault, che su alcuni modelli elettrici del 2024 avevano eliminato l’autoradio via etere, seguiti anche da alcuni casi di veicoli commerciali del gruppo Stellantis, che dal 2025 risultano privi di ricevitori AM/FM/DAB+, sostituiti da un mero collegamento bluetooth – così aggirando l’obbligo, vigente da cinque anni, di integrare il ricevitore DAB+ nelle autoradio delle nuove autovetture, eliminando tout court… l’autoradio stessa -, hanno infatti dato spunto alla segnalazione al Governo di Agcom, di cui abbiamo parlato diffusamente negli ultimi dieci giorni, affinché si intervenga per via legislativa per preservare la componente broadcast sulle quattro ruote.
Il criterio proxy
E’ comunque evidente che un’iniziativa di questo tipo andrebbe proprio verso l’ipotesi – avanzata lo scorso anno da questo periodico – di adottare il principio proxy a fondamento di un possibile intervento regolamentare di carattere sovranazionale (europeo, nel caso di specie).
Il debole precedente televisivo
Ricordiamo che, sulla questione della “preminenza” dei servizi di media audiovisivi di interesse generale, per la televisione c’è già stato un primordiale approccio alla prominence, attraverso l’approvazione di un provvedimento da parte dell’Agcom (Del. 390/24/CONS) che impone ai produttori di apparecchi televisivi di inserire in evidenza, nella main page delle smart tv, l’icona per la Live Tv per accedere ai canali del digitale terrestre, limitando e contenendo complesse operazioni, mentre per la radio non è ancora stato fatto nulla del genere.
Disintermediazione
Così, nel frattempo, l’automotive sta gradualmente prendendo il controllo della erogazione dei contenuti sulle vetture, mentre per altri, più semplicemente sono i broadcaster ad aver ormai perso il controllo dei loro contenuti, finendo disintermediati.
Uno, nessuno e centomila
D’altra parte, mentre con la modulazione di frequenza al massimo ci si trovava a scegliere su una cinquantina di emittenti, con il DAB si arriva anche a 230; ma con gli aggregatori online si parla di centinaia di migliaia di canali, assemblati spesso senza criteri proxy. Di qui l’esigenza di catalogare, organizzare e, soprattutto, semplificare l’offerta a beneficio dell’utente.
I criteri di preselezione. Anzi, il criterio
“A questo punto, tuttavia, è indispensabile che ci siano criteri di preselezione; il più logico è quello proxy: dare priorità alle emittenti più vicine all’utente, attraverso la geolocalizzazione, ordinandole poi a partire dalle nazionali ed a seguire quelle locali”, spiegava il direttore di Newslinet Massimo Lualdi in una intervista del 30/08/2024 al quotidiano economico-finanziario Italia Oggi.
La direzione di Google verso l’hybrid radio (OTA/OTT)
Una direzione che – in effetti – sembra voler prendere Google con la nuova funzionalità di Android Auto.
Come verranno gestiti i suggerimenti non è dato ancora di saperlo, ovviamente; anche se è quasi scontato che essi si baseranno sulla capacità di interpretare i metadati forniti dalle emittenti, esattamente come prevede lo standard RadioDNS per la radio ibrida OTT/OTA.
L’importanza delle informazioni
Un aspetto che rinforza – semmai ce ne fosse bisogno – la necessità da parte degli editori radiofonici di porre la massima attenzione sulla fornitura di informazioni accessorie sul proprio contenuto, attraverso sistemi evoluti come RadioDNS, DTS AutoStage, DAB+, banche dati automotive ed aggregatori di flussi streaming.
Il tema incandescente dei metadati
Un tema, quello della non perfetta gestione dei metadati, letteralmente incandescente, sollevato per primo da Newslinet che da settimane sta dedicando approfondimenti dopo la progressiva espansione di problemi di identificazione di stazioni, associazione errata di loghi, denominazioni ed informazioni collaterali, acuitosi con un aggiornamento del software gestionale BMW di inizio agosto 2024.
Impotenti
“Si tratta di problemi spesso irrisolvibili da parte delle emittenti e, tanto più, degli utenti. Con la conseguenza che su alcune autoradio determinati programmi risultano non identificabili (in quanto il contenuto è dissociato dal logo mostrato sul display o dalla denominazione stessa)”, spiegava su queste pagine qualche mese fa l’ing. Massimo Rinaldi della società di ibridazione broadband-broadcast Com-Nect (gruppo Consultmedia).
Task-force
Che, a rimarcare l’urgenza della questione, aggiungeva: “Stante la gravità, e soprattutto la progressiva e preoccupante espansione della questione, abbiamo istituito una task force tecnico-giuridica per cercare di affrontarla con la maggiore efficacia e tempestività possibile“.
L’approccio
Ma che tipo di approccio è stato adottato per gestire un problema la cui genesi non è ancora completamente definita?
Le due direttrici
“Abbiamo anzitutto sezionato la problematica nelle due (macro) direttrici codici PI e metadati. Per quanto riguarda la prima, la strategia che abbiamo deciso di adottare è stata di natura giuridica, attraverso una specifica azione di carattere amministrativo.
RadioDNS (2)
Relativamente alla seconda direttrice, sono stati avviati una serie di confronti (definiti a fine agosto) con partner RadioDNS e coi gestori delle banche dati utilizzate dalle major automobilistiche per attuare l’immediata iscrizione delle emittenti assistite negli elenchi (o aggiornare i dati se presenti e non allineati con la realtà) e per definire protocolli per gli aggiornamenti.
Approccio strategico
Le nuove regole
Mi riferisco ai marchi, al layout, al format, ma anche all’adeguamento alle nuove logiche di indicizzazione e catalogazione dei contenuti (quindi a riguardo della loro localizzazione proxy, ndr) da parte dei device (autoradio, smart speaker, smart tv) o di terze parti (aggregatori).
Scarsa consapevolezza
Un tema su cui purtroppo – almeno in Italia – non c’è ancora sufficiente consapevolezza”, sottolineava Rinaldi.
Il nocciolo della questione
Ma cosa significa insufficiente considerazione?
“Il nocciolo della questione è la semplicità: se ascoltare la radio diventa complicato, pochi lo faranno. Una delle ragioni del successo della radio (e della tv) lineare è la sua semplicità di fruizione: accensione, sintonia e via.
I tre click
Recenti studi hanno dimostrato che pochi utenti superano i 3 click. Fuori discussione che uno o anche due siano oggi sufficienti (es. 1 click accensione autoradio; 2 click sui preferiti/scansione elenco; 3 click su stazione scelta), ma bisognerebbe non superare i tre.
O(ne) click a portata di mano
E qui arriviamo al punto: l’unico sistema che garantisce il “one click” – o addirittura zero click – è appunto il comando vocale. Di qui la deduzione che si punterà lì e la necessità di una elaborazione delle conseguenti contromisure”, chiosava l’ingegnere.
Il tassello proxy
Una visione nella quale ora si aggiungono ulteriori tasselli: quelli dell’applicazione del principio proxy e della armonizzazione della somministrazione di contenuti IP e broadcast da parte dei sistemi nativamente integrati nelle vetture Android Auto ed Apple CarPlay. Probabilmente quello che sta accadendo con la nuova versione di Android Auto. Almeno quando la funzionalità inserita sarà attivata. (E.L. per NL)