Media. Agcom, relazione annuale 2025: radio e tv strette tra difficili e forzate innovazioni ed asimmetrie competitive con OTT e big tech

relazione annuale 2025

La Relazione annuale 2025 di Agcom fotografa un sistema mediatico sotto pressione: la TV lineare regge, ma l’on demand si afferma (anche grazie alla rapida diffusione della smart tv), mentre la radio fatica a digitalizzarsi quanto a distribuzione.
Sullo sfondo cresce il peso sistemico delle big tech, che drenano pubblicità e governano i dati.
Serve un nuovo equilibrio normativo per tutelare pluralismo, innovazione e sostenibilità dei medi tradizionali.

Sintesi

La Relazione annuale 2025 dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presentata il 16 luglio in Senato, fotografa un ecosistema mediatico italiano in profonda trasformazione, segnato dall’avanzata irreversibile dei consumi digitali, dal consolidamento degli OTT come protagonisti della filiera audiovisiva e dal crescente squilibrio competitivo con i media tradizionali.
Mentre la televisione lineare mantiene una quota maggioritaria di fruizione e registra una crescita dei ricavi (+7,3% nel 2024), trainata soprattutto dai contenuti a pagamento, la radio evidenzia una flessione degli ascolti ma resta sopra i livelli pre-pandemici, pur scontando forti ritardi sul fronte della digitalizzazione (DAB+, IP).
Esiste una grave asimmetria regolatoria che consente alle big tech di operare senza obblighi editoriali, fiscali o di investimento culturale, per cui Agcom auspica un riequilibrio coerente con i nuovi strumenti europei (DSA, MFA) ed un sistema unico di misurazione crossmediale.
Sul fronte pubblicitario, il digitale cresce ma è sempre più concentrato (Google, Meta ed Amazon assorbono il 70% della raccolta online), penalizzando emittenti e editori nazionali.
Il presidente di Agcom Giacomo Lasorella, nella sua relazione, ha evidenziato segnali di ripresa economica del settore (+3,2% delle entrate complessive), ma ha anche lanciato un monito sulla crisi strutturale dell’editoria cartacea e sulla necessità di interventi per rafforzare l’innovazione, l’equità concorrenziale e la sostenibilità del sistema informativo nazionale.

La Relazione annuale 2025 di Agcom

La Relazione annuale 2025 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) presentata in Senato il 16/07/2025, mette in luce con chiarezza la difficile transizione del comparto radio-televisivo italiano, stretto tra l’esigenza di adattamento tecnologico ed una concorrenza sempre più marcata da parte delle piattaforme OTT e dei colossi digitali.

La televisione lineare in tenuta, ma la fruizione digitale avanza

Secondo i dati contenuti nella relazione, la TV lineare continua a rappresentare il principale mezzo di fruizione audiovisiva per la popolazione italiana. Tuttavia, anche grazie all’enorme sviluppo delle smart tv (che nel 2024 hanno superato le tv non connesse) le preferenze digitali emergono chiaramente. Netflix, Prime Video, Disney+ e YouTube, ma anche le piattaforme social (TikTok, Instagram) giocano un ruolo chiave, soprattutto nella fascia under 35.

Trend irreversibile

Il trend è irreversibile: la modalità on demand, flessibile, personalizzata e multipiattaforma sta ridisegnando i comportamenti di consumo audiovisivo. Tuttavia, le TV generaliste restano fondamentali per l’informazione, l’inclusione sociale e la coesione culturale, anche grazie alla loro capillarità e accessibilità.

Ma media mainstream mantengono ruolo centrale

Nondimeno, Agcom evidenzia come, nonostante il calo di share, il servizio pubblico e i grandi gruppi editoriali privati continuino a mantenere un ruolo centrale nel sistema mediatico nazionale.

Radio: un presidio territoriale, ma in ritardo tecnologico

La radio mantiene una rilevanza significativa nel panorama dei media italiani, nonostante la pressione concorrenziale delle piattaforme audio streaming sia sempre più marcata. Infatti, Spotify, Amazon Music, Apple Music e YouTube Music stanno indiscutibilmente erodendo quote di ascolto, specialmente tra i giovani e in ambito urbano.

Accelerare sulla digitalizzazione radiofonica

E proprio in termini di difesa del medium dall’impari concorrenza con le big tech, la relazione annuale 2025 di Agcom sottolinea la necessità di accelerare sul piano della digitalizzazione radiofonica, sia attraverso la diffusione del DAB+, sia tramite il potenziamento della radio IP. Come più volte evidenziato dagli operatori, ad oggi, infatti, l’assenza di una normativa chiara e di un piano frequenziale stabilizzato penalizza lo sviluppo del DAB+, mentre la radio IP sconta l’assenza di standard tecnici comuni e di una misurazione certificata.

OTT: da concorrenti a protagonisti del sistema audiovisivo

Una delle aree più critiche evidenziate da Agcom riguarda poi la crescente centralità delle piattaforme OTT, che sono passate da essere semplici distributori a veri e propri attori dominanti nella catena del valore audiovisivo. Netflix, Amazon, Google/YouTube, Meta e TikTok gestiscono oggi i flussi di attenzione, raccolgono dati, vendono pubblicità e producono contenuti, senza sottostare – come censurato dagli editori – agli stessi obblighi imposti ai media tradizionali.

Necessità di riequilibrio regolatorio

Tali player non sono soggetti a vincoli di investimento in produzione locale, obblighi di promozione del pluralismo o limiti alla pubblicità. L’autorità propone quindi un riequilibrio regolatorio, attraverso l’estensione delle norme di trasparenza, fiscalità e responsabilità editoriale anche agli OTT, in coerenza con il Digital Services Act e il Media Freedom Act europeo.

Pubblicità: l’online cresce…

Nel 2024, il mercato pubblicitario italiano ha registrato una stagnazione globale, ma con dinamiche fortemente divergenti tra i vari canali. Il comparto online ha registrato una crescita, trainata da search, social e video advertising; viceversa, la televisione e la radio hanno registrato cali, quand’anche contenuti.

… ma non per tutti

Ma l’aspetto più critico, enfatizzato da Agcom, è che la raccolta pubblicitaria digitale è fortemente concentrata nelle mani di pochi operatori globali, con Google, Meta e Amazon che da soli rappresentano i tre quarti del complesso.

Squilibrio incidente su accesso a risorse pubblicitarie da parte dell’editoria tradizionale

Questo squilibrio rende sempre più difficile per editori tradizionali e broadcaster accedere a risorse pubblicitarie adeguate. Inoltre, la mancanza di trasparenza nella filiera programmatica penalizza gli operatori nazionali, che spesso subiscono intermediazioni opache e riduzione dei margini.

Il nodo della misurazione: audio e video ancora scollegati

Uno dei punti più critici rimane la mancanza di un sistema di rilevazione integrato crossmediale che tenga conto delle modalità ibride di fruizione di contenuti audio e video. Mentre la TV si basa ancora su rilevazioni tradizionali, le radio faticano ad adeguarsi a standard più avanzati e le piattaforme digitali utilizzano metriche proprietarie, spesso non verificabili da terzi.

Sistema unico di rilevazione interoperabile, indipendente e certificato

Per tale ragione è improcrastinabile l’introduzione di un sistema unico di rilevazione, interoperabile, indipendente e certificato, in grado di rappresentare in modo realistico il comportamento degli utenti su tutti i device e in tutti i contesti (lineare, on demand, live streaming, download, podcast, ecc.). Solo così è possibile garantire un corretto accesso al mercato pubblicitario e una competizione leale.

Big tech e potere sistemico: serve un nuovo framework

Il messaggio di fondo della Relazione annuale 2025 di Agcom è chiaro: le big tech esercitano un potere sistemico sui mercati della comunicazione, senza però contribuire proporzionalmente alla sostenibilità del sistema informativo nazionale. Occorre quindi intervenire per garantire condizioni di parità concorrenziale, soprattutto nel campo della fiscalità, dell’accesso alle reti, della protezione dei dati e della valorizzazione della produzione culturale italiana.

Lasorella: nonostante criticità, quadro economico dei media mostra comunque ripresa

Concetti emersi chiaramente nella presentazione della Relazione annuale 2025 da parte del presidente di Agcom Giacomo Lasorella, che ha ricordato, come, però, nonostante le oggettive criticità, “Il quadro economico del settore dei Media, analizzando il contesto nazionale, nonostante alcune persistenti debolezze, mostra nel 2024 segnali di ripresa”.

Entrate complessive aumentate del 3.2% rispetto al 2023

“Le entrate complessive sono aumentate del 3,2% rispetto al 2023, superando i 12 miliardi di euro. Questo incremento si deve principalmente all’aumento dei ricavi da contenuti a pagamento (+4,3%), soprattutto per la televisione online, che ha compensato il calo nelle vendite di copie di quotidiani e periodici. Anche i ricavi pubblicitari hanno registrato una crescita (+2,6%), grazie alla performance di televisione e radio, così come i fondi pubblici (+1,7%), per lo più derivanti dal canone RAI”, ha sottolineato Lasorella.

Divario rafforzato tra tv ed altri mezzi di comunicazione

“In questo contesto, il divario tra il settore televisivo e gli altri mezzi di comunicazione tradizionali si è ulteriormente rafforzato. La televisione arriva a generare il 72,8% degli introiti. Parallelamente, si riduce l’incidenza dell’editoria quotidiana e periodica (21,8% delle risorse totali) e quella della radio (5,4%).

Consolidamento ascolti

Gli indici di ascolto rivelano un sostanziale consolidamento, con un minimo aumento, del numero di telespettatori delle piattaforme digitali terrestre e satellitare nel 2024, sia nel giorno medio (+0,1%), sia nel prime time (+0,5%).  Il numero degli utenti unici di siti e app delle piattaforme online di video on demand a pagamento si colloca mediamente al di sopra dei 15 milioni mensili.

L’informazione lineare televisiva

Riguardo ai programmi di informazione, nel 2024, il Tg1 rimane il telegiornale più seguito, seguito dal Tg5 e dalla TGR di Rai come fonte di informazione locale”, ha puntualizzato il presidente dell’Autorità.

Settore tv ha superato 8,8 mld di euro di raccolta nel 2024 (+7,3% rispetto a 2023)

“Più in dettaglio, nel 2024 il settore televisivo ha superato nel complesso gli 8,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 7,3% rispetto al 2023. Questo risultato è attribuibile principalmente a due fattori: la crescita della raccolta pubblicitaria (che mantiene un’incidenza del 35,8% sui ricavi complessivi) e, con maggior impatto, il marcato aumento degli introiti generati dalla vendita di abbonamenti e contenuti sui canali tradizionali e online.

Progressivo spostamento delle risorse pubblicitarie verso le piattaforme online

L’analisi della pubblicità online evidenzia un progressivo spostamento delle risorse pubblicitarie verso le piattaforme. Analizzando la concentrazione del settore televisivo, se ne riscontra una diminuzione complessiva: i primi tre operatori (Rai, Comcast/Sky e Fininvest) detengono il 69% del mercato ma si rafforza l’incidenza delle piattaforme online (Netflix, DAZN, TIM, Amazon, The Walt Disney Company).

Tv in chiaro dominante, ma quella a pagamento continua a crescere

La quota maggiore delle risorse economiche complessive (56,3%) rimane appannaggio del mercato della televisione in chiaro che, nel 2024, vale quasi 5 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2023 (+4,5%). Il segmento della televisione a pagamento, tuttavia, presenta una crescita più accentuata (+11,2%), raggiungendo ricavi totali che si avvicinano ai 3,9 miliardi. Nel 2024 il settore radiofonico ha registrato un ascolto medio del 67,2% degli italiani”.

Cala la radio, che però va meglio del pre-pandemia

“Nonostante una contrazione rispetto all’anno precedente (-3,5%), gli ascolti della radio hanno livelli superiori a quelli antecedenti la pandemia”, ha sottolineato il presidente Agcom, che sempre sul medium radiofonico ha ricordato come l’Autorità, “all’esito di una indagine conoscitiva, ha trasmesso una segnalazione al Governo in cui, richiamate alcune criticità e lacune della disciplina di settore, chiede di eliminare ogni possibile ostacolo allo sviluppo del mercato dei servizi digitali DAB+ e di garantire che su tutte le autovetture siano veicolate tutte le frequenze radio”.

Crisi strutturale per i quotidiani

Passando alla carta stampata, Lasorella ha sottolineato che “I quotidiani confermano una preoccupante crisi strutturale, soprattutto sul prodotto tradizionale, ma anche in quello digitale. Ciò sottolinea la necessità per l’editoria di investire strategicamente, innovando l’offerta nei linguaggi e nei contenuti per rivolgersi ad un pubblico più vasto e più giovane. Per quanto riguarda i quotidiani, tuttavia, i dati più recenti indicano una sostanziale tenuta dell’interesse alla lettura, con circa 11,2 milioni di persone che leggono almeno un quotidiano in un giorno medio (22,1% della popolazione dai 14 anni in su).

Diminuzione diffusione media giornaliera pagata

Nonostante il dato di lettura risulti stabile, si assiste, nel 2024, ad una sensibile ulteriore diminuzione della diffusione media giornaliera pagata, che risulta pari a 1,7 milioni di copie (cartacee e digitali), in calo del 6,7% rispetto all’omologo dato del 2023 (sul tema dell’editoria tornerò, parlando del cosiddetto equo compenso)”, ha concluso il presidente dell’Autorità. (G.M. per NL)

 

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