Nel nuovo ecosistema audiovisivo, dopo che il numero di smart tv connesse ha superato quello delle tv esclusivamente DTT, broadcaster e piattaforme FAST/OTT, hanno obiettivi convergenti: espandere la portata dell’offerta e ridurre la tendenza dell’utente al nomadismo tra piattaforme.
Così, l’integrazione dei canali lineari nei servizi FAST (Free ad-supported streaming tv, cioè le piattaforme streaming ad accesso gratuito perché sostenute dalla pubblicità), è la nuova chiave per limitare lo zapping cross-platform ed aumentare la retention. Il webinar sul tema organizzato il 10/07/2025 dalla tech-farm 22HBG con Samsung e Consultmedia è stato considerato molto interessante dagli editori che, successivamente ad esso, hanno letteralmente sommerso di richieste di chiarimenti tecnici e strategici i protagonisti.
Sintesi
Nel nuovo scenario audiovisivo dominato dalle smart TV connesse, si rafforza la convergenza strategica tra broadcaster e piattaforme FAST/OTT. Entrambe le parti hanno obiettivi simili: estendere la reach incrementale – ossia raggiungere nuovi utenti oltre i canali tradizionali – e limitare il “turismo interpiattaforma“, fenomeno che vede gli utenti spostarsi da un ambiente digitale all’altro alla ricerca di contenuti.
Durante un webinar di 22HBG con Samsung e Consultmedia (tenutosi il 10/07/2025), si è evidenziato come l’integrazione dei canali lineari nei servizi FAST rappresenti una chiave per aumentare la retention e offrire all’interno della stessa piattaforma un ventaglio completo di contenuti (TV generalista, radio verticali, archivi, live).
Per le emittenti, la presenza su ambienti come Samsung TV Plus, Prime Video Channels, Rakuten TV, Pluto TVo, Plex è cruciale per intercettare nuovi pubblici, soprattutto in un contesto dove il DTT, il DAB e la FM non bastano più.
I canali FAST, gratuiti e supportati dalla pubblicità, diventano così il nuovo sbocco per i broadcaster.
Per le piattaforme, l’integrazione di canali terzi – anche locali o indipendenti – serve a trattenere l’utente e ad arricchire l’offerta interna, evitando che il telespettatore esca dall’ecosistema e passi a un ambiente concorrente. L’obiettivo è fornire tutto in un unico luogo.
Anche le radio e TV locali traggono vantaggio da questa strategia, superando limiti di copertura e rafforzando la monetizzazione grazie alla pubblicità addressable. In parallelo, l’accesso ai dati di fruizione offerti dalle piattaforme OTT consente agli editori di ottimizzare i contenuti in funzione dei comportamenti reali dell’utenza.
Nel panorama iper-competitivo attuale, presidiare più ambienti è fondamentale.
Broadcaster e OTT devono cooperare per creare ambienti ibridi che offrano contenuti lineari e digitali in continuità, in un gioco a somma positiva dove tutti – editori, piattaforme e utenti – possono trarre vantaggio.
Frammentazione dell’attenzione e moltiplicazione delle piattaforme
In un panorama dominato dalla frammentazione dell’attenzione e dalla moltiplicazione delle piattaforme, cresce l’importanza strategica della reach incrementale, cioè la capacità di raggiungere nuovi segmenti di pubblico al di fuori dei canali tradizionali.
Visibilità
Da un lato, le emittenti radiofoniche e televisive cercano spazi di visibilità su ambienti come Samsung TV Plus, Prime Video Channels o Rakuten TV per aumentare la loro esposizione; dall’altro, le piattaforme stesse puntano all’integrazione di canali lineari terzi per trattenere gli utenti all’interno del proprio ecosistema, limitando il cosiddetto zapping interpiattaforma.
Una questione di sopravvivenza per broadcaster e OTT
Nel mercato dell’audiovisivo contemporaneo, la saturazione dell’offerta e la competizione per l’attenzione dell’utente hanno reso obsolete le strategie unicanale. Le emittenti – sia televisive che radiofoniche – non possono più contare sulla fidelizzazione esclusiva al proprio canale DTT/sat/IP o FM/DAB/IP, ma devono intercettare nuovi utenti dove questi già si trovano.
I nuovi ambienti di intercettazione dell’utenza
Cioè sulle smart TV, che nel 2024 sono diventate in Italia più delle tv esclusivamente DTT, nelle app di streaming, nei device mobili (smartphone, tablet) o stanziali (smart speaker, pc).
Reach incrementale
Ed è qui che entra in gioco la reach incrementale, concetto mutuato dalla pubblicità digitale ma ormai centrale anche nella distribuzione dei contenuti editoriali.
Logica additiva
La reach incrementale misura il numero di nuovi utenti che è possibile raggiungere attraverso un canale o piattaforma rispetto a quelli già raggiunti dai mezzi tradizionali. In altre parole, una logica additiva che si affianca – e non sostituisce – i canali esistenti.
FAST come leva di distribuzione e visibilità
Le piattaforme FAST (Free Ad-Supported Streaming Television) come Samsung TV Plus, Rakuten TV, Plex, Pluto TV, Roku e Prime Video Channels, stanno diventando l’equivalente del DTT della TV generalista: accessibili, gratuite, lineari ma con in più l’integrazione di algoritmi di raccomandazione, personalizzazione e segmentazione pubblicitaria.
L’importanza di essere presenti
Per i broadcaster, essere presenti con un proprio canale – o, in alcuni casi, con feed adattati per il formato FAST – rappresenta un’opportunità concreta di aumentare la reach, intercettando utenti che non sintonizzano più il digitale terrestre in FM/DAB/DTT/sat o nelle varie forme dell’IP ma navigano tra le icone delle smart TV.
Plus valore editoriale
Questo vale tanto per le emittenti locali contraddistinte da una forte identità (dal nome e dai contenuti), quanto per i brand radiofonici nazionali, che possono colonizzare questi spazi con contenuti parlati, music branded channels o versioni visual della radio.
Il problema del turismo interpiattaforma (da un ecosistema all’altro)
Dal lato opposto, le piattaforme FAST e OTT stanno vivendo un problema speculare: il turismo interpiattaforma. L’utente medio è esposto a un ventaglio di opzioni sempre più ampio – Netflix, Prime Video, Disney+, RaiPlay, Pluto TV, YouTube, TikTok – e tende a spostarsi rapidamente da un ecosistema all’altro alla ricerca del contenuto “giusto”.
Ogni uscita da un ecosistema è un danno per lo stesso
Per le piattaforme, ogni uscita da un ecosistema è un’occasione persa. Il rischio è che l’utente, passando altrove, finisca in un ecosistema pubblicitario o di dati che non controlla più. La risposta? Fornire tutto all’interno: informazione, intrattenimento, canali generalisti, verticali e contenuti di nicchia.
Il caso TF1/Netflix
L’integrazione, in Francia, del canale lineare broadcast TF1 in Netflix – di cui abbiamo parlato approfonditamente – ne è un chiaro esempio.
Integrazione di canali lineari: una soluzione win-win
Da qui la crescente tendenza da parte delle piattaforme FAST e OTT ad integrare canali lineari terzi, anche se appartenenti a editori tradizionali. Non solo per offrire un servizio più ricco, ma soprattutto per ridurre la tentazione dell’utente di uscire e cercare altrove.
Samsung Tv Plus
Questa dinamica si osserva sempre più spesso su Samsung TV Plus, che integra canali tematici e brand già noti (nel webinar di 22HBG si è parlato dei case history di 70-80.it e Giornale Radio su Samsung Tv Plus e del processo di selezione e dei presupposti tecnici); Prime Video Channels, che consente di sottoscrivere singoli canali lineari (anche locali o indipendenti) direttamente dall’interfaccia Amazon; Rakuten TV, che propone canali lineari gratuiti con pubblicità integrata e feed editoriali verticali; Plex e Pluto TV, che ospitano anche repliche di canali broadcast generalisti e versioni customizzate di flussi lineari (es. serie cult, reality 24/7, commedia italiana).
Radio e TV locali: il potenziale della distribuzione estesa
Questa convergenza apre nuovi scenari anche per le emittenti locali, che storicamente soffrono di limitazioni di copertura e frammentazione dell’ascolto. L’approdo sulle piattaforme FAST può rappresentare un boost in termini di visibilità, autorevolezza e monetizzazione pubblicitaria, specie in un contesto dove la pubblicità addressable guadagna terreno.
Non perdere identità, ma ridefinire distribuzione
Essere presenti su un aggregatore come Samsung TV Plus o Rakuten non significa perdere identità, ma ridefinire la distribuzione in funzione di una platea digitale sempre più mobile e selettiva.
Dati e targeting: la nuova valuta in termini di ecosistema
Un altro aspetto cruciale è l’accesso ai dati di fruizione, molto più dettagliati nelle piattaforme OTT rispetto ai sistemi broadcast tradizionali. Le emittenti che distribuiscono i propri contenuti su FAST possono infatti accedere (in parte) a metriche di consumo, retention, preferenze di orario e performance pubblicitaria, che diventano utili per modulare l’offerta anche altrove (FM, DAB, DTT, IP, social).
Serve una strategia di presenza distribuita
Come è stato osservato da Consultmedia nel webinar di 22HBG, “Nel mondo attuale, nessuna emittente può più permettersi di presidiare un solo ambiente. La presenza su piattaforme FAST e OTT, con canali proprietari o feed adattati, non è più un’opzione ma una necessità strategica. Allo stesso tempo, le piattaforme sanno che non possono vivere di contenuti on demand frammentari: per trattenere l’utente, hanno bisogno di canali lineari, flussi continui, appuntamenti ricorrenti.
Gioco a somma positiva
In un’ottica “win-win”, broadcaster e OTT devono cooperare per creare ambienti ibridi, dove la lineare si fonde con il digitale, e dove l’utente possa trovare – senza uscire – tutto ciò che cerca: informazione, musica, intrattenimento, live, archivi, verticali. Chi sarà presente in questi ambienti avrà maggiore visibilità, maggiore monetizzazione e maggiore capacità di fidelizzazione”.