Radio. Prominence: Italia pioniera ma ritardi procedura favoriscono sorpasso. Vero nodo non è tutela broadcast, ma accesso one click al mezzo

prominence, one click

Le case automobilistiche stanno scoprendo di poter monetizzare il controllo del cruscotto, così il rischio è che l’auto diventi un casello autostradale, dove l’utente e/o l’editore devono pagare un pedaggio per garantire la visibilità della radio.
Un modello simile a quello degli app store digitali, con il dashboard trasformato in un mercato regolato dal costruttore.
Difendere la gratuità dell’accesso non è più questione relativa (cioè legata alla ricezione broadcast), ma assoluta: la radio deve rimanere libera e immediata, al pari delle funzioni vitali di un veicolo ed a prescindere dalla piattaforma di distribuzione (sia essa IP, DAB, HD Radio, sat, FM, AM).

Sintesi

Le case automobilistiche stanno trasformando i cruscotti in spazi monetizzabili, rischiando di ridurre l’accesso alla radio ad un “pedaggio”, come accade negli app store digitali. Per questo la gratuità e l’immediatezza della radio devono essere difese ad ogni costo, indipendentemente dalla piattaforma (FM, DAB, IP, HD Radio).
L’Italia, con la delibera 390/24/CONS (Agcom), era stata la prima in Europa a (proporre di) introdurre regole per garantire la prominence dei Servizi di Interesse Generale (SIG) attraverso il cosiddetto one click, cioè l’accesso semplificato ai contenuti lineari.
Tuttavia, lo stallo procedurale conseguente ai ricorsi dei produttori di apparecchi ricettivi ha bloccato il percorso, lasciando spazio a paesi come l’Australia, che, pur arrivando tardi, stanno definendo misure rapide ed efficaci.
Lì, la lobby Commercial Radio & Audio (CRA) ha posto obiettivi chiari: one click in auto, prominence sugli smart speaker e comandi vocali affidabili. Il governo, sensibile alla funzione della radio come presidio informativo e di sicurezza pubblica, appare orientato a legiferare presto.
L’errore degli editori italiani (ed europei in genere) è difendere soltanto il broadcast, quando invece la priorità deve essere garantire l’accesso immediato ed intuitivo alla radio.
I moderni cruscotti multistrato, che integrano radio, podcast, streaming e connettività smartphone, rendono la visibilità il vero campo di battaglia.
Come ribadito dall’EBU Connected Car Playbook, che propone un’esperienza radio semplice, coerente e platform-agnostic.
Intanto in Italia la discussione sulla prominence prosegue con la delibera 110/25/CONS, che ha raccolto oltre 1100 richieste di inserimento nell’elenco dei SIG; ma la vera sfida non è difendere la piattaforma, bensì garantire che la radio resti un servizio essenziale, sempre a portata di one click.

Il primato dell’Italia per l’one click rimane sulla carta

L’Italia è stata la prima nazione europea – e forse mondiale – ad approcciare in modo organico al tema della tutela dei Servizi di Interesse Generale (SIG), le emittenti generaliste lineari, dotate di una testata giornalistica e quindi impegnate nella funzione informativa, che rappresentano un presidio democratico imprescindibile.

Il percorso regolamentare italiano

Con la delibera 390/24/CONS, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha infatti aperto un percorso regolamentare volto a garantire la prominence della radio e della televisione nei nuovi ecosistemi digitali e connessi, attraverso il cd. one click, cioè l’accesso immediato e semplificato ai contenuti lineari dei SIG.

One click made in Italy

Un’iniziativa pionieristica, che avrebbe potuto fungere da modello per l’Europa. Tuttavia, l’iter, anche a seguito dei ricorsi giurisdizionali di alcuni produttori di device, si è arenato in una palude procedurale fatta di rinvii, consultazioni e resistenze tecniche e politiche. Così, c’è il rischio che altre nazioni, come appunto l’Australia – arrivate tardivamente ad occuparsi della questione – riescano ad introdurre rapidamente norme più concrete ed efficaci prima che lo faccia l’Italia.

Questione di consapevolezza

Una sorta di sorpasso normativo che priverebbe il nostro Paese del vantaggio competitivo acquisito, non tanto per il conseguimento di un primato a livello temporale, ma per l’affermazione della consapevolezza di dover tutelare i SIG.

Australia: il caso di chi parte tardi ma corre veloce

In Australia, la lobby radiofonica Commercial Radio & Audio (CRA) ha individuato con grande chiarezza le priorità: accesso one-click alla radio in auto; prominence sugli smart speaker; integrazione affidabile con i comandi vocali. La CRA sottolinea che 15 milioni di australiani ascoltano la radio ogni settimana e che l’autoradio resta la piattaforma d’elezione per la fruizione audio.

Radio come strumento di sicurezza

L’ente esponenziale, inoltre, insiste sull’importanza della radio come strumento di sicurezza pubblica, capace di garantire informazione tempestiva in caso di emergenze (bushfires, blackout della rete mobile, calamità naturali).

Questione di sensibilità istituzionale?

Il governo australiano, sollecitato da queste istanze, sembra orientato ad una legislazione chiara e rapida. Se così fosse, l’Italia verrebbe superata nonostante il proprio primato temporale. Un paradosso che fotografa perfettamente la differenza tra chi avvia un processo senza portarlo a compimento e chi invece, pur arrivando tardi, punta all’efficacia immediata con idee chiare e precise.

Broadcast vs accesso: l’errore concettuale degli editori

“Un limite che accomuna buona parte degli operatori radiofonici italiani è la difesa ad oltranza del broadcast tradizionale (FM, DAB, AM), come se il problema fosse solo preservare una tecnologia. In realtà, il vero nodo non è come la radio arriva all’ascoltatore, ma se l’ascoltatore riesce a trovarla facilmente ed in modo intuitivo“, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Com-Nect, società di ibridazione radiotelevisiva (gruppo Consultmedia).

Cruscotto complesso e multistrato

“Oggi la fruizione in auto passa da dashboard complessi e multistrato, nei quali convivono radio, podcast, piattaforme streaming, audiolibri, connettività smartphone (Android Auto, CarPlay) e funzioni native dell’auto. In questo contesto, limitarsi a chiedere la protezione della ricezione broadcast equivale a perdere la battaglia più importante: quella della visibilità e accessibilità.

Platform-agnostic

La radio deve essere “di primo livello”: visibile subito, richiamabile con un tocco, facilmente utilizzabile come il climatizzatore o il navigatore. Il futuro passa da un concetto platform-agnostic: che sia FM, DAB, IP o HD Radio, l’utente deve poter accedere al contenuto radiofonico senza sforzo né distrazioni”, insiste l’ingegnere.

La crisi dell’alleanza storica tra radio e automotive

In effetti, per decenni è esistita una alleanza tacita tra broadcaster e costruttori automobilistici: la radio era parte integrante e gratuita dell’esperienza di guida. Con l’avvento delle fonti audio alternative – dallo streaming musicale on-demand ai podcast – e la trasformazione dell’auto in un “computer” su ruote, quell’alleanza si è incrinata.

La monetizzazione dei contenuti stimola l’industria automobilistica

Le case automobilistiche hanno scoperto di poter monetizzare il controllo del cruscotto. Il rischio è che l’auto diventi un casello autostradale, dove l’utente (o l’editore) deve pagare un pedaggio per garantire la visibilità della radio.

Simile agli app store digitali

Un modello simile a quello degli app store digitali, con il dashboard trasformato in un mercato regolato dal costruttore.

Gratuità dell’accesso non è questione relativa, ma assoluta e prescinde dalla difesa del broadcast

Difendere la gratuità dell’accesso non è più questione relativa (cioè legata alla ricezione broadcast), ma assoluta: la radio deve rimanere libera e immediata, al pari delle funzioni vitali di un veicolo.

Le evidenze dall’esperienza utente: i limiti attuali

James Cridland, analista e futurologo della radio, ha raccontato, con due video su YouTube, la propria esperienza con una Toyota Prius ed una MG4: le vetture supportano solo DAB e FM, escludendo l’AM; la radio non si accende automaticamente all’avvio, rompendo una consuetudine di usabilità decennale; l’interfaccia DAB è poco curata, con nomi di stazioni che scorrono in loop e loghi sovrapposti (fenomeno evidentemente universale e non solo italiano, come si era pensato inizialmente). E ciò nonostante la tecnologia DAB preveda metadati che consentirebbero di abbreviare i nomi e migliorare l’esperienza. Una dimostrazione di come spesso le opportunità tecniche non vengano sfruttate.

EBU Connected Car Playbook

Da qui l’importanza di iniziative come l’EBU Connected Car Playbook, che propone un’esperienza radio semplice e coerente: un unico pulsante, loghi chiari, comandi vocali integrati, cambio automatico tra FM, DAB e IP, senza concetti di “banda” per l’utente finale.

Le riflessioni italiane: tra prominence e regolazione

Sul fronte italiano, il dibattito è oggi concentrato sulla prominence. La delibera 110/25/CONS, a seguito della richiesta di inserimento nell’elenco SIG di oltre 1100 soggetti, ha aperto un nuovo ciclo di consultazione pubblica. L’obiettivo dichiarato è rendere le interfacce digitali – dalle smart TV ai sistemi infotainment – più trasparenti e non discriminatorie nei confronti dei servizi di interesse generale.

One click radio

“Nel settore radiofonico, il tema si intreccia con il concetto di “one click radio” (già analizzato in numerose occasioni su queste pagine, ndr). La sua effettiva implementazione, tuttavia, richiederà un cambio radicale di prospettiva: non più la difesa della piattaforma broadcast, ma la tutela dell’accesso al contenuto radiofonico in sé”, interviene nuovamente l’ing. Rinaldi.

Un confronto con i mercati globali

I dati sulle vendite auto a livello mondiale (FactoryWarrantyList) mostrano chiaramente la crescita dei mercati asiatici e la diffusione capillare di sistemi connessi di infotainment. In paesi come Cina e India, dove l’auto rappresenta anche il primo device digitale per svariati milioni di utenti, il tema della prominence radio sarà decisivo nei prossimi anni.

Il rischio dell’assenza di regole chiare e cogenti

Il rischio è che, senza regole chiare, le piattaforme OTT ed i costruttori d’auto stabiliscano modelli di accesso in cui la radio lineare scivola sempre più in basso nelle gerarchie del dashboard.

L’urgenza di cambiare prospettiva

Quindi quale dovrebbe essere l’agenda italiana sul punto? “Se l’Italia vuole davvero confermare il suo primato, occorre superare lo stallo della delibera 390/24/CONS e orientare la regolazione verso un principio chiaro: l’accesso universale alla radio deve essere garantito, gratuito e intuitivo, indipendentemente dalla tecnologia.

Battaglia sbagliata

Difendere solo il broadcast significa combattere la battaglia sbagliata. Il nemico non è l’IP o lo streaming, ma la perdita di centralità della radio come servizio essenziale.
La sfida è garantire che, nell’auto del futuro, la radio resti a portata di mano – anzi, a portata di one click – come un diritto naturale dell’utente”, conclude il manager di Com-Nect. (E.L. per NL)

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